Economia

Coronavirus, le ripercussioni sui conti del calcio italiano

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                                   ARTICOLO DI:  GIUSEPPE TAMBONE

La crisi economica e produttiva che fa da corollario all’epidemia da Covid-19 sembra destinata a segnare in maniera indelebile il calcio italiano, uno dei principali comparti industriali del Paese, con 1,3 milioni di tesserati, un impatto socio-economico di 3 miliardi e versamenti all’Erario per 1,2 ogni anno.

Nello scenario peggiore e comunque senza un’azione di sostegno immediata, non è difficile ipotizzare che una fetta tra il 40 ed il 50% dei 100 club professionistici (specialmente tra la Serie B e la Lega Pro) faranno fatica a proseguire nella prossima stagione, scontando in un colpo solo la deflagrazione dello stato di forte stress pregresso, rappresentato da un indebitamento di oltre 4,2 miliardi ed un deficit di bilancio di 1,6 nelle ultime 5 stagioni.

Riavviare l’attività sportiva è fondamentale, per riattivare il circolo delle risorse necessarie per assicurare la gestione corrente e, compatibilmente con la ripresa del sistema Paese, le prospettive immediatamente future. Si rischiano “perdite” pesantissime, tra i 600 ed i 700 milioni.

Troppi per un sistema già convalescente. La forte dipendenza dai diritti televisivi evidenzia una quota di 340 milioni (di cui il 10% alla B e Lega Pro) quale terza tranche di quell’1,3 miliardi sottoscritti con i broadcaster (Sky e Dazn per l’Italia, Img per l’estero e Rai per la Coppa Italia).

Soldi che i club hanno quasi tutti già impegnato attraverso anticipazioni ed operazioni di factoring. Altrettanto si mostra la quota derivante dagli incassi da stadio (non meno di 120 milioni) e dalle attività commerciali (molto vicino ai 300 milioni), al netto dei rispettivi risarcimenti con abbonati e controparti.
In questo quadro preoccupante nei mesi successivi club debilitati e stressati andranno a scontare una ridotta competitività ed una riduzione del valore patrimoniale dei propri calciatori in un calciomercato in cui sarà, per ovvie ragioni, difficile realizzare le plusvalenze (650 milioni) che hanno tenuto in equilibrio i bilanci negli ultimi esercizi.

Per questo motivo, l’attività di salvataggio dei club e dei tanti posti di lavoro – che vede impegnato il Governo, la FIGC e le Leghe – è stato improntato opportunamente in questa prima fase emergenziale alla diluizione delle scadenze (fiscali e contributive) ed alle sospensione di alcuni oneri (canoni degli impianti e cassa integrazione per dipendenti e collaboratori) ma occorrerà mettere sul tavolo interventi strutturali, nella speranza di riavviare e concludere i campionati tra maggio e, forse, luglio.

Interventi che si svilupperanno nel sistema calcistico attraverso riforme di tipo sportivo (campionati) e dei rapporti (flessibilità delle retribuzioni) ma che dovranno portare sul fronte legislativo alla riforma della legge 91, ad una nuova legge sul dilettantismo, al riconoscimento dell’apprendistato e del semiprofessionismo, ad un alleggerimento del cuneo fiscale nonché al riconoscimento di una quota sulle scommesse.