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Conto alla rovescia per la Tobin Tax: quanto ci costerà?

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ROMA (WSI) – Dal primo marzo entra in vigore una nuova tassa per chi investe in Piazza Affari. Si tratta della cosiddetta «Tobin Tax» e sarà applicata sulle operazioni di compra-vendita di titoli azionari; dal primo luglio l’imposta sarà poi estesa agli scambi sugli strumenti derivati.

Le aliquote previste per le transazioni sui titoli azionari saranno di due tipi: lo 0,12% (che diventerà 0,1% a partire dal 2014) per i mercati regolamentati, e lo 0,22% (e poi 0,2% dal 2014) per i mercati non regolamentati (anche noti come «Otc», «over-the-counter»). In pratica, per ogni 10mila euro di acquisto di titoli azionari quotati sul listino della Borsa italiana, l’investitore verserà 12 euro (oppure 22 euro).

Paga chi compra le azioni

Ma chi pagherà questa nuova tassa? La legge prescrive che l’imposta dovrà essere a carico dei soggetti che intervengono in veste di acquirenti, tranne che nel caso in cui la transazione abbia per oggetto contratti derivati; in quest’ultima situazione l’imposta è a carico di entrambe le parti contraenti.

Quindi, rimanendo nell’ambito delle azioni, il cassettista è il soggetto più penalizzato dalla Tobin Tax. La norma, infatti, prevede di tassare il netto delle posizioni alla chiusura della giornata, cioè la differenza tra titoli acquistati e titoli venduti.

Chi realizza molte compra-vendite, e chiude la sua operatività durante la seduta, non è soggetto all’imposta: in pratica se un investitore compra 1.000 titoli azionari italiani e li rivende nel corso della stessa seduta di Borsa non deve pagare la Tobin Tax, anche se «muove» i titoli più volte in un giorno.

Escluse donazioni e successioni

Tra le altre operazioni escluse dall’applicazione della Tobin tax, figurano anche le donazioni, le successioni, i titoli di finanza etica e i titoli azionari italiani per i quali la capitalizzazione media nel mese di novembre 2012 risultava inferiore a 500 milioni di euro.

In pratica, sono 76 le azioni italiane negoziate a Piazza Affari che saranno assoggettate all’imposta su un totale di 275 presenti sul listino (vedere tabella).

Questi 76 titoli, che numericamente sono il 29% del totale dei titoli italiani quotati in Piazza Affari, rappresentano il 90% circa della capitalizzazione e degli scambi. Da notare che, tra le azioni escluse dall’applicazione della Tobin tax ci sono anche i titoli Marr, Credito Valtellinese, Astaldi e Safilo che venerdi 22 febbraio capitalizzavano oltre i 500 milioni di euro: questo perché, nelle statistiche di novembre, il loro valore di Borsa era inferiore alla soglia di attenzione.

Niente imposta per le azioni estere

Guardando da vicino la normativa, si scopre che la tassa non si paga pure nel caso di investimento in azioni estere quotate sulla Borsa Italiana, ad esempio le tre società con sede legale estera (Bbiotech, Stmicroelectronics e Tenaris) e le 36 del segmento Mta International, tra le quali figurano nomi del calibro di Basf, Bayer, Bmw, Bnp Paribas, Danone, Deutsche Bank, E.on, Lvmh, Nokia, Philips, Siemens, Total, Unilever.

Sono inoltre esclusi dalla Tobin Tax i fondi comuni e i comparti di Sicav, e gli Etf. Quindi, per essere pratici, gli Etf db-trackers FtseMib index, Amundi etf FtseMib, Lyxor Etf FtseMib, iShares FtseMib e Cs etf in Ftse Mib consentono di investire nei 40 big di Piazza Affari senza pagare la Tobin Tax, sebbene tutti i titoli in portafoglio siano tassabili singolarmente con la Tobin tax nel caso in cui l’investitore li acquistasse con il fai-da-te.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Giornale – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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