Economia

Conti correnti: tassa extra-profitti spinge in alto rendimenti

La tassa sugli extraprofitti a carico delle banche italiane ha dato una spinta a interessi e rendimenti su conti correnti e depositi bancari saliti anche oltre il 50%. E’ quanto rileva il Centro studi di Unimpresa, sottolineando che “sollecitate” dalla moral suasion della politica, le banche, a partire dallo scorso agosto, hanno cominciato a restituire alla clientela i benefici goduti della politica monetaria, lasciandosi alle spalle i criticati livelli “rasoterra”.

Ricordiamo che la tassa sugli extraprofitti delle banche, introdotta nel 2023 dall’esecutivo, è stata definita nella norma “imposta straordinaria” per il carattere una tantum della misura. Il modello ha replicato quello sperimentato dal governo Draghi sulle imprese energetiche per recuperare risorse a favore di imprese e famiglie contro il caro-energia.

In questo caso, dietro la norma c’era proprio l’allargamento della forbice dei tassi, tutta a vantaggio delle banche, derivante dalla fiammata del costo del denaro, portato nell’arco di soli 14 mesi (giugno 2022-settembre 2023) e con 10 rialzi consecutivi, dallo 0 al 4,5%.

Remunerazioni in rialzo per imprese e famiglie

Ma vediamo nel dettaglio cosa è successo. La data di riferimento è agosto 2023, quando cioè il governo ha annunciato l’intervento fiscale sugli istituti di credito. Da allora – spiegano da Unimpresa, che ha elaborato dati statistici della Banca d’Italia – la remunerazione dei conti correnti delle imprese, passata dallo 0,62% di luglio allo 0,94% di novembre, con un incremento superiore al 50%. Incremento significativo anche per la remunerazione dei depositi delle famiglie con scadenza superiore ai due anni, in relazione ai quali il tasso è passato dal 2,08% di luglio al 2,61% di novembre, con un aumento pari a oltre il 25%.

C’è da dire – aggiungono – che la remunerazione riconosciuta dalle banche sui conti correnti e ai depositi detenuti dalle famiglie e dalle imprese è salita progressivamente nel corso del 2023, ma, osservando la curva dei tassi, si osserva una accelerazione significativa in coincidenza con l’annuncio, datato 7 agosto, della norma fiscale sui profitti definiti extra dal governo realizzati dal settore bancario.

Dove erano le remunerazioni a fine 2021

Per quanto riguarda le famiglie, a fine 2021, il tasso sui conti correnti era allo 0,03% in linea con l’anno precedente, il tasso sui depositi fino a 2 anni era allo 0,73%, in calo rispetto allo 0,83% del 2020, mentre quello sui depositi oltre due anni era all’1,53%, in linea con l’1,36% dell’anno precedente.

Quanto alle imprese, i conti correnti erano remunerati, a fine 2021, allo 0,02% (0,03% a fine 2020), mentre i depositi si attestavano allo 0,70% (0,78% a fine 2020). Questi cinque parametri, a fine 2022, dunque dopo i primi rialzi Bce (il tasso era al 2,5%), erano arrivati rispettivamente allo 0,09%, 1,18%, 1,53%, 0,21% e 1,74%.

Boom di utili per le banche nel 2023

Il 2023 è stato un anno d’oro per gli utili delle banche italiane, baciate dalla corsa dei tassi deciso dalla Bce. Secondo le stime di Fabi, il principale sindacato dei bancari, gli istituti di credito italiani dovrebbero aver chiuso lo scorso anno con 43 miliardi di euro di utili nei loro forzieri, il 70% in più di quelli conseguiti del 2022 (25 miliardi di euro) e quasi il triplo di quanto raccolto negli esercizi compresi tra il 2021 e il 2018.

D’altra parte nei primi nove mesi dell’anno le prime cinque banche del Paese (Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps) hanno raccolto 15,7 miliardi di utili, alimentati da un margine di interesse cresciuto del 56% a 27,6 miliardi e che ora rappresenta il 58,3% dei ricavi del sistema, a cui le commissioni (15,9 miliardi) contribuiscono solo per il 33,7% e il trading (3,7 miliardi) per l’8%.