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I benefici della consulenza finanziaria (secondo gli stessi advisor)

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La professione del consulente finanziario, vista dal consulente finanziario: questa potrà sembrare una rappresentazione di parte, con poca utilità per il risparmiatore. Eppure, fra i dati del sondaggio condotto da SmartAsset, si scorgono spunti di riflessione interessanti e risultati anche inaspettati.

Il primo: quasi nessun consulente definisce il miglioramento delle performance di portafoglio come il beneficio principale apportato dalla sua figura professionale. Inoltre meno del 40% del campione (composto da 159 consulenti finanziari raggiunti lo scorso maggio) ritiene che questo sia il secondo o anche solo il terzo maggior beneficio offerto al cliente. In effetti, i conti tornano. Secondo uno studio di Morningstar la performance aggiuntiva media apportata dal consulente finanziario, rispetto all’investitore fai-da-te è dell’1,82% annuo. Se a questa cifra togliamo l’1% di tariffa media sugli asset in gestione, resta un beneficio nettamente inferiore al punto percentuale ogni anno. Resta un miglioramento sensibile, ma forse non è questo il punto principale.

Infatti, gli stessi consulenti finanziari giudicano come di gran lunga più importante la capacità di elaborare un piano finanziario a tutto tondo per il cliente (lo afferma oltre l’80%) e, in secondo luogo, la possibilità di valutare periodicamente i progressi verso gli obiettivi prefissati.

Gli errori dei risparmiatori

 

Per la maggioranza degli advisor l’errore più comune (42%) fra quelli commessi dai clienti e allo stesso tempo il più dannoso (52%) è il tentativo di sfruttare il tempismo sui mercati nel tentativo di strappare migliori performance. Si tratta di una sfida rischiosa, che – nel lungo periodo – raramente dà frutti. Del resto, solo una minoranza di gestori di fondi attivi sui mercati riescono a battere costantemente la media dei rispettivi listini di riferimento (al netto dei costi): è un dato su cui riflettere se si considera che si tratta di investitori esperti che si dedicano a questo obiettivo a tempo pieno.

Per quanto riguarda il giudizio sull’allocazione degli asset dei clienti, emergono essenzialmente due considerazioni. I consulenti finanziari reputano che i portafogli dei risparmiatori siano troppo ricchi di liquidità (lo afferma oltre il 36% del campione) e poveri di obbligazioni (28,6%). Curioso notare, infine, come per il 6,67% dei consulenti l’allocazione in criptovalute sia insufficiente, mentre solo l’1,96% del campione afferma l’esatto opposto.