(Teleborsa) – In Italia si consolida la ripresa: per il 1° trimestre 2010 il Centro Studi Confindustria, nell’ambito della consueta “Congiuntura flash”, stima una crescita della produzione industriale dell’1,7% (+1,0% nel 4°trimestre del 2009). Anche la ripresa globale accelera. Grazie alla sua diffusione, attraverso il commercio internazionale, dai paesi partiti prima e più dinamici (emergenti e USA) a quelli ritardatari (specie europei, anche dell’Est, Russia inclusa). In alcune nazioni si stanno creando le condizioni per il riavvio del ciclo degli investimenti in macchinari, di cui beneficeranno i maggiori produttori (tra cui Germania e Italia). Il manifatturiero, più colpito dalla crisi, fa ora da traino: i relativi indici PMI hanno raggiunto massimi pluriennali (in aprile nell’Euroarea 61,3, top da quasi 10 anni); i servizi si stanno accodando e alzano la velocità complessiva. L’economia italiana dà segnali ancora contraddittori (come mostra il calo di fatturato e ordini), ma sta agganciando il risveglio della domanda estera: l’export è più vivace, la produzione industriale è in progressione, specie nel trimestre in corso; l’andamento del PIL, tenuto conto del probabile rialzo delle stime dell’ultimo trimestre 2009, risulterà nel 2010 più sostenuto dell’atteso. Il livello di attività è però in Italia ancora molto basso e ciò alimenta il ricorso alla CIG; in generale, rimane debole il mercato del lavoro, che perciò penalizzerà la fiducia e la spesa delle famiglie. Restano elementi di grande fragilità che rendono lo scenario mondiale incerto. Anzitutto, nel sistema finanziario, dove l’incriminazione di Goldman Sachs fa il paio con il caso greco nel rimarcare i nodi irrisolti. I tassi di interesse, quindi, continueranno a essere tenuti bassi. Tanto più che, al netto di energetici e alimentari, i prezzi al consumo sono fermi. Mentre i rincari delle materie prime schiacciano i margini delle imprese e il potere d’acquisto delle famiglie. I cambi sono stabili tra le maggiori valute; mentre tenderanno ad apprezzarsi le monete asiatiche, che seguiranno l’annunciata rivalutazione dello yuan.
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