Società

Colle: grandi elettori specchio di “vecchia nomenclatura”

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ROMA (WSI) – Un segnale. Sarebbe bastato un segnale, per far capire che avevano capito. Ne è arrivato, invece, uno contrario: la vecchia classe politica locale è arroccata e non intende cedere di un solo millimetro. E non lo dice soltanto la percentuale infima delle donne nominate fra i grandi elettori regionali del presidente della Repubblica.

Cinque su cinquantotto: un misero 8,6 per cento, poco più di un quarto della presenza femminile del nuovo Parlamento (30,5 per cento). Ce lo dicono, soprattutto, certe scelte. Un esempio? Impossibile trovare nella lista dei cinquantotto un solo grillino regionale anche se il Movimento 5 Stelle non è il primo partito (naturalmente se si può usare questo termine) italiano per un soffio. Ovvero, i 148.116 voti che separano la formazione ispirata da Beppe Grillo dal Partito democratico di Pier Luigi Bersani. Si potrà sostenere che il boom del M5S è così recente che nei consigli regionali i suoi esponenti sono ancora piuttosto rari.

Ma colpisce che neanche l’assemblea regionale della Sicilia, dove il Movimento di Grillo alle ultime elezioni si è rivelato il primo «partito», sia uscito il nome di un grillino. Sarebbe stato uno scandalo spedire a votare per il Quirinale, che so, il «cittadino» Giancarlo Cancelleri? A Palazzo dei Normanni, come nel resto dell’Italia, è stato invece rispettato in pieno il solito copione.

Partecipare alla nomina del successore di Giorgio Napolitano toccherà dunque al presidente della Giunta (Rosario Crocetta) e al presidente dell’assemblea: è il pidiellino Francesco Cascio, deputato alla Camera per due legislature, consigliere regionale da 12 anni, già assessore nella giunta di Salvatore «Totò Vasa Vasa» Cuffaro.

Oltre a queste figure istituzionali c’è un terzo esponente, designato di regola dall’opposizione. In questa circostanza, ma com’è noto in Sicilia c’è una situazione tutta particolare, la scelta è caduta sul casiniano Giovanni Ardizzone.

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