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Class Action non più solo Usa: liquidazioni a $8,3 miliardi

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LONDRA (WSI) – E’ noto per essere il modo migliore con cui i cittadini possono essere tutelati e risarciti dai torti subiti per mano delle aziende e delle multinazionali. Fino a poco tempo fa era rimasta una prerogativa Usa. Ma ultimamente sta guadagnando sempre maggiore popolarità in Europa.

Negli ultimi tempi, complici una serie di fattori, la tendenza “geografica” sta cambiando. Ed entro il 2020 e’ destinato a salire a 8,3 miliardi di dollari l’importo complessivo richiesto per la liquidazione delle somme dovute agli aderenti a class action per titoli al di fuori degli Stati Uniti.

E’ quanto emerge da uno studio pubblicato da Goal Group, azienda specializzata nella prestazione di servizi nell’ambito delle azioni di classe.

Lo studio mette in oltre in evidenza che se in altre giurisdizioni la percentuale di soggetti aventi diritto che non aderisce alle “azioni di classe” è simile a quella riscontrata negli Stati Uniti, entro la fine del decennio l’importo di redditi legittimi da investimenti non corrisposti ammonterà ogni anno a 2,02 miliardi di dollari.

La relazione puntualizza inoltre che, considerato il fatto che le normative non statunitensi richiedono agli aderenti di registrarsi all’inizio di un’azione legale, è necessario che gli investitori aderiscano immediatamente per poter ricevere i propri legittimi rendimenti.

Qualsiasi percentuale di mancata adesione comporta un potenziale rischio legale per i fiduciari, quali gestori di fondi e depositari. Le esperienze acquisite negli Usa, unitamente agli emergenti obblighi contrattuali, lasciano intendere che i fiduciari possano essere citati in giudizio qualora non assicurino l’adesione degli investitori ad azioni di classe al fine di recuperare una parte delle perdite maturate sui propri investimenti.

Questo è un campanello di allarme per i fiduciari – rileva lo studio – in quanto l’aumento del numero di azioni di classe al di fuori degli Usa (ed elementi a comprova che alcuni depositari stiano limitando il territorio geografico relativo al proprio livello di servizio prestato per azioni di classe) sono aspetti indicativi del fatto che la percentuale dei soggetti aventi diritto, che non aderisce alle azioni di classe, sia verosimilmente almeno la stessa di quella riscontrata attualmente negli Stati Uniti e, probabilmente, di gran lunga più elevata.

Sembrerebbe inoltre che i fondi includano ora nei propri accordi contrattuali con i relativi depositari anche la responsabilità per l’individuazione di azioni di classe e la partecipazione alle stesse.

“Fino a poco tempo fa, la maggior parte delle azioni di classe per titoli veniva proposta negli Stati Uniti in quanto questo Paese vanta il quadro normativo più evoluto in materia”.

“Il numero di azioni di classe al di fuori degli USA sta tuttavia aumentando rapidamente. Questa evoluzione internazionale sembrerebbe risultare dalla combinazione di due fattori, cioè le restrizioni in merito alla definizione di giurisdizione nell’ambito dei tribunali federali americani e il maggior interesse dimostrato da numerose nazioni a livello mondiale di porre in essere procedure nazionali per le azioni di classe”, ha concluso Stephen Everard, CEO di GOAL Group.

Una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio europeo del 19 maggio 1998 relativa a provvedimenti inibitori a tutela degli interessi del consumatori nell’Ue stabilisce che “enti legittimati, quali ad esempio associazioni dei consumatori o autorità pubbliche indipendenti, sono autorizzate ad agire in giudizio per conto di un gruppo di persone danneggiate dalla condotta del convenuto”.