Sono giorni decisivi per la tutela del made in Italy di qualità sul territorio cinese. È in via di perfezionamento infatti l’accordo tra l’Unione europea e la Cina per la protezione reciproca di alcuni prodotti a indicazione geografica. In tal senso assume particolare significato la serie di incontri tra il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, e le autorità cinesi del settore agroalimentare iniziate mentre si svolge a Shanghai la mostra Vinitaly-Cibus China 2006, il più importante salone espositivo dell’industria alimentare italiana. Il tema più delicato riguarda l’importazione operata dalla Cina di alimenti di bassa qualità prodotti in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, ma che utilizzano nomi italiani per sfruttare la popolarità della dieta mediterranea. “Questo, se da un lato comporta che la Cina non è imputata come produttrice e quindi rende più agevole per il ministro De Castro portare la questione sul tavolo delle trattative, dall’altro – rivela il presidente del Comitato scientifico di Osservatorio Asia, Romeo Orlandi – rende più blanda una sua eventuale azione di pretesa delle modifiche alle norme che tutelano la qualità certificata dei prodotti alimentari d’importazione”. Fatto sta che la situazione della difesa dei marchi italiani sembra veramente di emergenza, visto che il presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni, mostra cibi taroccati scoperti nel corso dell’inaugurazione di Vinitaly Cibus. “Provolone assieme alla mozzarella prodotti negli Stati Uniti, ma anche conserve di pomodoro La contadina nello stile di Roma, ottenuta da pomodoro fatto crescere al sole della California – denuncia Bedoni – sono in vendita nei supermercati di Shanghai, dove tolgono spazio ai veri prodotti nazionali con il rischio concreto che si radichi nella popolazione un falso che nulla ha a che fare con il made in Italy alimentare”. Secondo il presidente di Coldiretti esiste il rischio concreto che sul crescente mercato cinese i falsi internazionali arrivino prima dei prodotti originali made in Italy con un grave inganno per i consumatori e danni per le imprese nazionali. Si tratta infatti di prodotti che non hanno le stesse caratteristiche qualitative, ma che, sostiene Bedoni, “sfruttano l’immagine positiva dell’Italia per essere venduti a prezzi elevati per il reddito medio dei cinesi: un euro e mezzo per 250 grammi di conserva di pomodoro californiana e ben 8 euro per 220 grammi di provolone cheese”. Il presidente di Coldiretti sottolinea poi che occorre far presto per recuperare il ritardo accumulato sfruttando i buoni risultati degli accordi bilaterali, che evidenziano una crescente sensibilità delle autorità cinesi per la tutela della proprietà intellettuale negli alimenti e nella lotta alle contraffazioni. Ma soprattutto, conclude, “bisogna lavorare sulla valorizzazione dell’identità territoriale degli alimenti con l’informazione e l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti”.
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