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Cina, nuovo leader del partito comunista. Se non vara riforme, il paese esplode

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PECHINO – Xi Jinping e’ stato ufficialmente nominato nuovo segretario del partito comunista cinese. Succede a Hu Jintao alla guida del partito e a marzo gli succedera’ anche alla guida della Cina come presidente. Xi Jinping e’ stato anche nominato capo della commissione militare centrale, questo significa che Hu Jintao lascia tutte le cariche e non conserva, come fece Jiang Zemin, il controllo dell’esercito.

Si riduce a sette da nove il numero dei membri del Comitato Permanente del partito comunista cinese, quello che governera’ la Cina per i prossimi 10 anni. I membri sono: Xi Jinping, Li Keqiang, Zhang Dejiang, Yu Zhengsheng, Liu Yunshan, Wang Qishan, Zhang Gaoli.

La Cina ha presentato oggi i ”sette uomini d’ oro” che la governeranno per i prossimi dieci anni. I nomi sono quelli previsti alla vigilia. Il nuovo segretario del partito e prossimo presidente della Repubblica Xi Jinping e’ affiancato da una squadra di fedeli dell’ 86enne ex-presidente Jiang Zemin, in buona parte ”principi”, cioe’ discendenti delle famiglie dei leader storici del Partito Comunista Cinese. Xi e’ anche stato eletto presidente della Commissione militare centrale, che controlla il potente Esercito di Liberazione Popolare (Pla). Quest’ ultima nomina conferma che il presidente uscente Hu Jintao e’ stato messo ai margini del processo di scelta dei leader della generazione dei sessantenni, che da oggi e’ al potere nel Paese con la seconda economia del mondo. Dei suoi fedeli, solo Li Keqiang e’ tra i sette membri del Comitato permanente dell’ ufficio politico (Cpup), considerato il vero governo della Cina. Non e’ chiaro se, come si supponeva, diventera’ capo del governo.

In un breve discorso alle centinaia di giornalisti Xi Jinping ha indicato Li come ”numero due” del partito, una posizione dalla quale si passa alla presidenza dell’ Assemblea Nazionale – il Parlamento cinese: una carica nominalmente piu’ importante ma di fatto con meno potere di quella di premier. Xi Jinping ha sottolineato l’ importanza della lotta alla corruzione all’ interno del partito e fatto piu’ volte riferimento all’ ”unita’ di tutti i gruppi etnici” della Cina e alla necessita’ di portare avanti la politica di ”apertura e riforme”. Dopo la conclusione, ieri, del 18/mo congresso del Partito oggi il nuovo comitato centrale si e’ riunito per le nomine del Politburo e del Cpup. I nomi sono quelli indicati dalle indiscrezioni dei giorni scorsi: oltre a Xi Jinping e Li Keqiang ne fanno parte il responsabile della censura Liu Yunshan, il vicepremier Wang Qishan e i segretari del partito di tre metropoli: Zhang Dejiang (Chongqing), Yu Zhengsheng (Shanghai) e Zhang Gaoli (Tianjin).
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Roma – Si chiama Xi Jinping il nuovo leader del partito comunista cinese e dell’esercito del paese. Sarà lui a sostituire Hu Jintao/ Questo, il verdetto del 18° Congresso del partito Comunista.

59 anni, Xi diventa così il segretario generale di un partito che in Cina conta 82 milioni di membri e che è al potere dal 1949. Nella Commissione del Politburo, sarà affiancato da Li Keqiang, 57 anni, che dovrebbe sostituire il premier Wen Jiabao a marzo.

“Il governo cinese invia un messaggio al pubblico sia nazionale che internazionale, affermando che il nuovo leader emergente sarà forte e solido – ha commentato in un’intervista a Bloomberg Lee Dongmin, docente presso l’istituto S. Rajaratnam School of International Studies, a Singapore – Visto che Xi Jinping dovrà controllare sia il partito che l’esercito, questo potrebbe essere il segnale di una nuova era”.

Tuttavia, in queste ore di fermento politico a Pechino, c’è qualcuno che avverte come la Cina abbia un grave problema, che è bene risolvere subito. Questo problema si chiama oro. L’allarme è lanciato da Gao Wei, funzionario del dipartimento di Affari economici Internazionali, che scrive un editoriale sul China Securities Journal, sottolineando che le riserve di oro a disposizione del paese sono “troppo poche” per garantire la sicurezza dell’economia nazionale e della finanza”.

Per i mercati è difficile comprendere l’ammontare delle riserve di oro in Cina, visto che il governo finora ha serbato il segreto sulla questione e sugli acquisti, non dando alcuna informazione al Fondo Monetario Internazionale.

Non ci sono dunque aggiornamenti ufficiali sulle quantità possedute del metallo prezioso da quando, quattro anni fa, venne annunciato che le riserve erano salite da appena 500 tonnellate a più di 1.000 tonnellate. E’ possibile che il paese abbia accumulato altri 1.000/2.000 tonnellate negli ultimi anni, anche se nel 2009, il consigliere del Consiglio di Stato Ji rese noti i risultati di una task force messa a punto da un team di esperti di Shanghai e Pechino, secondo cui le riserve avrebbero dovuto raggiungere nei successivi 3-5 anni la quantità di 6.000 tonnellate, e le 10.000 tonnellate nell’arco degli 8-10 anni succesivi.