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Cina, BNP: “Quello che accadrà in futuro rimane una grande incognita”

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ROMA (WSI) – Gli investitori di tutto il mondo si interrogano sull’ennesimo caso di decorrelazione che esiste tra l’azionario e la realtà. Ovvero, sul balzo dell’azionario cinese, che continua a inanellare nuovi massimi, nonostante i timori legati all’evidente deterioramento dei fondamentali della Cina.

Balzo che è diventato più accentuato da quando la Banca centrale cinese PBOC – bisogna dire senza fare alcun grande annuncio, anzi, quasi in sordina – ha lanciato un nuovo programma di politica monetaria espansiva, battezzato “Pledged Supplementary Lending” (PSL) – prestiti supplementari -, attraverso un prestito di alla China Development Bank del valore di 1.000 miliardi di yuan. La manovra, secondo l’analista di StanChart Stephen Green, era stata considerata come una sorta di “QE cinese”.

In una nota, BNP parla della presunta bolla cinese come di “un microcosmo di tutta l’economia” e fa riferimento a “una crescita non sostenibile in un contesto di leverage (dunque di ricorso al debito per finanziare le varie operazioni), che maschera fondamentali che si deteriorano sempre di più e di un aumento di rischi al ribasso per il futuro”.

“Contro tutte le previsioni – fa notare BNP – l’asset class che ha messo a segno la migliore performance nel pianeta, negli ultimi nove mesi circa, è stato l’azionario cinese”. Cosa “giustifica questi guadagni straordinari? Certamente, non i fondamentali economici”. La banca d’affari francese ricorda che “la crescita del Pil cinese ha rallentanto il passo in modo deciso, con il Pil che nel 2014 è salito +7,4%, al ritmo minimo in quasi 20 anni, zavorrato dall’accelerazione della crisi del mercato immobiliare”.

Visto che non è l’economia a sostenere il listino di Shanghai, l’aiuto, si chiede la banca, probabilmente arriverà dalla liquidità.

“Per definizione la performance stellare dell’azionario è una funzione dell’espansione dei multipli alimentata dalla liquidità”. In particolare, i ratio P/E per i mercati di Shanghai e Shenzen hanno raddoppiato all’incirca il loro valore dallo scorso agosto a 19 volte gli utili e 44 volte, rispettivamente. Sebbene si tratti di valori ancora molto bassi rispetto ai record incredibili di P/E pari a 70-80 volte che sono stati testati durante la bolla del 2006-2007, i multipli si stanno avvicinando ai loro massimi successivi alla crisi finanziaria globale”.

Ma BNP Paribas arriva alla conclusione che non è neanche il balzo della liquidità esterna a sostenere gli acquisti sui mercati.

La causa principale alla base dei rialzi dell’indice sarebbero infatti gli acquisti a margine – in poche parole il ricorso al debito -, tanto che l’ammontare dei debiti a margine è balzato di più di 1.000 miliardi di yuan dallo scorso agosto, a un valore superiore all’1% del Pil.

Da segnare che il trading a margine avviene facendo ricorso a un deposito di garanzia, con cui il trader o la società di brokeraggio può esimersi dal consegnare tutto il contante necessario per acquistare uno strumento finanziario. Si tratta insomma di un acquisto operato a prestito, che avviene senza disporre dell’intero ammontare richiesto.

In Cina, ormai, “gli acquisti dei titoli azionari attraverso il ricorso al debito incidono per quasi il 20% sugli scambi giornalieri, e questi ultimi, tra l’altro, sono balzati a livelli senza precedenti: altro segnale di un’euforia speculativa che si sta alimentando. Quanto accadrà, chiaramente, è una incognita. Per definizione decorellate dai fondamentali, le bolle speculative si rafforzano nel breve termine e spesso durano di più rispetto alle attese. E più a lungo persistono, più grande sarà l’esplosione finale”. (Lna)