La Cina apre le porte al prosciutto crudo made in Italy. Viene siglato, informa l’Associazione industriali delle carni (Assica), l’accordo che permetterà la creazione di 36 impianti di stagionatura italiani e, già nei prossimi mesi, l’esportazione di prosciutti crudi in Cina. In futuro probabile via libera anche ai prodotti cotti (prosciutto cotto, mortadella e cotechino). L’annuncio del ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, in missione in Cina, giunge dopo quattro anni di intense trattative che vedono il nostro Governo spingere affinché si giungesse all’apertura di questo nuovo mercato. “Vogliamo esprimere uno speciale ringraziamento a tutte le autorità che hanno reso possibile questo straordinario risultato”, commenta Gianni Gorreri, direttore dell’Assica. E proprio quest’ultima svolge un’azione capace di creare le premesse per i contatti tra i ministeri della Salute italiano e cinese. Rilevante, continua l’associazione, è anche il ruolo rivestito dalla Regione Lombardia, apripista dell’attività negoziale quando, nel 2002, invia una delegazione di operatori per favorire i rapporti commerciali tra Italia e Cina. “Questa apertura – sottolinea Gorreri – unita alla recente possibilità di esportare in Corea del Sud, accresce in maniera significativa le possibilità di penetrazione sui mercati esteri dei prodotti della salumeria italiana, in particolare dei prosciutti crudi”. Non è comunque solo prosciutti: l’aumento di 1,5 chili a testa all’anno esaurisce la produzione italiana di mele. “L’impetuosa crescita economica della Cina ha provocato un vero boom nella domanda interna di frutta, con quasi il raddoppio del consumo degli abitanti negli dieci anni, che ha sconvolto i mercati internazionali dove l’Italia è leader europeo nella produzione. Con spazi di aumento nei consumi di frutta a due cifre percentuali l’anno, la Cina si sta trasformando da paese esportatore a paese importatore, con l’Italia che deve svolgere – annuncia il presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni, a Shanghai per l’inaugurazione del Salone dell’agroalimentare italiano Vinitaly-Cibus 2006 – un ruolo da protagonista anche per affrontare la stagnazione degli acquisti nazionali”. Negli ultimi dieci anni, precisa Coldiretti, il consumo procapite di frutta in Cina passa dai 40 ai 70 chili in media per persona e tende, con lo sviluppo, ad avvicinarsi rapidamente ai livelli europei dove il valore per l’Italia è di 132 chili a testa. Un aumento del consumo di solo un chilo e mezzo a testa sarebbe sufficiente, continua Coldiretti, ad esaurire l’intera produzione di mele dell’Italia. Le mele sono il frutto preferito dai cinesi con oltre un quarto della produzione di frutta locale e si prevede che i loro consumi complessivi raggiungeranno a breve le 25 milioni di tonnellate, pari a dodici volte il raccolto made in Italy.
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