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Investire in passioni, cin cin alla salute dei rendimenti

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Se il 2018 è stato un anno di transizione per quanto riguarda gli investimenti finanziari classici come azioni e obbligazioni, così non è andata per gli investimenti alternativi rappresentati dai cosiddetti “passion asset”. Anzi. Stiamo parlando di asset che oltre a essere possibili oggetti di investimento possono rappresentare veri e propri “oggetti dei desideri” di investitori più esigenti.

Il più redditizio è risultato il whisky, quanto meno l’andamento aggregato delle 100 bottiglie più pregiate.

Secondo l’ultimo aggiornamento annuale del Knight Frank Luxury Investment Index, nel 2018 avere avuto nella propria vetrina dei alcolici gli estratti di malto più esclusivi ha reso in media un allettante +40%. L’impressionante salita dei prezzi ha beneficiato anche della spinta della domanda del crescente mercato asiatico, riuscendo a sostituire l’arte come “l’investimento della passione” più performante. Le vendite di whisky scozzese in India, Cina e Singapore sono lievitate del 44%, 35% e 24%, come evidenziato dai numeri della Scotch Whisky Association.

Ma questa non è certo l’unica “passione” ad aver restituito insieme emozioni e risultati positivi.

Performance di tutto rispetto sono state messe a segno dalle monete da collezione, asset secondo in classifica. Il +12% annuale è un risultato più che lusinghiero. Meritano un brindisi anche i rendimenti raccolti dai vini pregiati e dall’arte (+9%). Delle 10 voci che compongono l’indice dei beni di lusso calcolato dalla società americana Knight Frank solo una ha archiviato un risultato negativo. Il rosso ha colorato infatti la performance dei gioielli con un -5%. Al palo i francobolli e i diamanti.

Le performance degli investimenti in beni da collezione

Una visione aggregata

Allargando lo sguardo, l’indice aggregato che riassume l’andamento di tutti le singole passion asset ha chiuso il 2018 con un soddisfacente +9%, battendo anche singole voci come gli orologi (+5%), le supercar (+2%) e i mobili di pregio, con un risicato +1%.

Siamo d’accordo, l’andamento a un anno non è così rilevante. Dunque come stanno realmente le cose? Gli investimenti in “beni di passione” sono redditizi anche nel fondamentale lungo periodo?

La risposta la danno sempre i numeri dell’ultimo report di Knight Frank. E anche in questo caso sono nel complesso molto incoraggianti. Negli ultimi dieci anni, i valori delle prime 100 bottiglie dello Scotch più desiderabile del mondo (indice Rare Whisky 101) sono aumentati del 582%. Scattanti anche i prezzi medi delle top car di lusso.

L’indice Hagi, usato come riferimento, ha tagliato il traguardo del +258% mentre le monete preziose (indice di settore di Art Market Research, provider di diversi indici di bene di lusso) si sono rivalutate del 193%. Performance superiori al 100% per i vini pregiati (indice Wine Owners), l’arte, i gioielli, i francobolli e i diamanti colorati (rilevazione Fancy Color Research Foundation). Più ridotto l’incremento degli orologi di lusso (73%). L’unica delusione è arrivata dai mobili di pregio (-32%).

Whisky sempre più ricercato

Il Knight Frank Luxury Investment Index 2019 ha cooptato per la prima volta il “rare whisky” tra gli investimenti in asset di pregio che oltre a fornire un rendimento sanno sedurre anche il lato del piacere di chi li compra, al posto delle ceramiche cinesi.

Whisky e vini pregiati si confermano dunque investimenti redditizi di lungo periodo. «Alla crescita dei prezzi delle bottiglie hanno contribuito le grandi aste» spiegano da Federvini, la Federazione Italiana Industriali Produttori Esportatori ed Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed affini.

Nel 2018 hanno spiccato le vendite a prezzi record di Macallan 1926, con la bottiglia dall’etichetta dipinta a mano dall’artista irlandese Michael Dillon che Christie’s ha assegnato nel novembre scorso a Londra per un valore straordinario di 1,2 milioni di sterline.

«Per i vini – prosegue Federvini – va segnalata la performance della bottiglia di La Romanée Conti del 1945 aggiudicata per 558mila dollari da Sotheby’s nell’ottobre scorso. La bottiglia più cara venduta all’asta fino ad oggi». I grandi vini di Borgogna sono tra i protagonisti della fascia alta, mettendo in vetrina etichette come Raveneau, Romanée-Conti, Roumier e Rousseau. Il relativo Burgundy index è di conseguenza salito del 33%.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di maggio del magazine Wall Street, leggi il sommario del numero.