Economia

CGIA: crescita economia rallenta, forte divario tra Nord e Sud

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Negli ultimi 20 anni la ricchezza del nostro Paese (Pil) è cresciuta mediamente dello 0,2% ogni anno. Il dato è quello reso noto dalla Cgia di Mestre secondo cui assieme alla Grecia siamo l’unico Paese dell’area dell’euro a non aver ancora recuperato la situazione ante-crisi (2007).

Rispetto a 12 anni fa, continua l’associazione, dobbiamo “riconquistare” ancora 4,2 punti percentuali di Pil, ma anche 19,2 punti di investimenti, 5,9 punti di reddito disponibile delle famiglie e 1,4 punti percentuali di consumi delle famiglie.

Va comunque sottolineato – commenta il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – che l’andamento medio della ricchezza prodotta nel nostro paese risente delle forti differenze esistenti tra Nord e Sud. Negli ultimi 20 anni, ad esempio, il settentrione è cresciuto del 7,5 per cento, il Mezzogiorno, invece, è crollato di 6 punti percentuali. Sempre in questo arco temporale, la crescita media annua registrata nel settentrione è stata dello 0,4 per cento, pari al doppio del risultato medio nazionale. Nel meridione, invece, il Pil medio annuo ha subito una contrazione dello 0,3 per cento”.

Le previsioni, purtroppo, non lasciano presagire nulla di buono. Come ha segnalato nei giorni scorsi anche l’Ocse, visto che sia nel 2019 che nel 2020 la crescita del Pil italiano sarà dello zero virgola.

 “Negli ultimi 18 anni – dichiara il Segretario della CGIA Renato Mason – solo in un anno, il 2009, il saldo primario, dato dalla differenza tra le entrate totali e la spesa pubblica totale al netto degli interessi sul debito pubblico, è stato negativo. In tutti gli altri anni, invece, è stato di segno positivo e, pertanto, le uscite sono state inferiori alle entrate. A ulteriore dimostrazione che dall’avvento della moneta unica, l’Italia ha mantenuto l’impegno di risanare i propri conti pubblici, nonostante gli effetti della crisi economica siano stati maggiormente negativi da noi che altrove”.

La ricetta secondo la CGIA è negli investimenti, senza i quali non si creano posti di lavoro stabili e duraturi in grado di migliorare la produttività del sistema e, conseguentemente, di far crescere il livello delle retribuzioni medie e dei consumi. Così la CGIA indica almeno 5 interventi che il nuovo Governo dovrebbe attuare per rilanciare l’economia, puntando, in particolar modo, sulle esigenze delle Pmi che costituiscono il tessuto connettivo del Paese:

  • Forte riduzione delle tasse e semplificazione del sistema tributario
  • Favorire l’accesso al credito
  • Tornare ad investire
  • Incentivare gli interventi per il lavoro e la formazione
  • Investire nell’impresa 4.0 e nell’utilizzo del digitale