(9Colonne) – Roma, 13 giu – Il 6% del Pil italiano, 84 miliardi di euro, è il valore del capitale coinvolto nelle recenti fusioni e acquisizioni che sono state realizzate nel nostro paese. Le operazioni di concentrazione sono aumentate negli anni sia in numero che in valore: dalle 104 del 1991 si è passati alle 553 nel corso del 2005 e i primi dati relativi al 2006, riguardanti il mercato del controllo societario, confermano che si tratta di una tendenza destinata a proseguire. Lo comunica il Censis che oggi ha presentato il testo “Concentrazioni e flussi di potere nella sfera del denaro privato”. Le imprese italiane quotate in Borsa – rivela lo studio – hanno annunciato 131 operazioni di concentrazione, per un valore di 9 miliardi, 2 in più rispetto all’anno precedente. Se fatturato e utili, specie nei maggiori agglomerati produttivi, marciano almeno da nove mesi a ritmi superiori al 10%, scarsa vitalità sembra invece emergere dalle famiglie così come indicano tre dati: l’andamento debole dei consumi, con una crescita mai superiore all’1% dal 2003; un incremento delle attività finanziarie liquide più contenuto se non in controtendenza rispetto all’accumulazione sviluppata dalle imprese e dagli intermediari bancari e finanziari; e, infine, tra il 2003 e il 2006 i valori delle consistenze in azioni detenute dalle famiglie sono aumentati del 13% mentre quelle delle imprese del 37%. Il Censis rileva anche che “permane un’ulteriore tendenza alla proliferazione dei soggetti, non solo come è tradizione nel campo della micro impresa industriale e terziaria ma anche e specialmente nel campo finanziario dove le concentrazioni sono state più impressive”. “Si pensi all’iperattivismo della dimensione intermedia rappresentata da banche popolari e banche di credito cooperativo – sottolinea l’istituto –; si pensi nel campo del risparmio gestito alla proliferazione ulteriore di soggetti (nei primi mesi del 2007 sono state istituite 8 nuove società di intermediazione mobiliare, di cui 3 di proprietà estera, che si aggiungono alle 106 attualmente esistenti); e si pensi alle 45 nuove iscrizioni all’Albo registrate nel 2006 per le altre società finanziarie operanti nel campo delle cartolarizzazioni, credito al consumo e leasing (nel 2005 le nuove iscrizioni erano state 35)”. La forma attualmente assunta dalla concentrazione nella sfera del denaro privato, dunque, assume oggi una veste nuova, tale per cui la finanziarizzazione dell’economia “sembra prendere il sopravvento sui processi reali”. E’ evidente – scrive il Censis – che le più consistenti masse di ricchezza movimentate sono prerogativa di un ristretto numero di persone per cui “potremmo rischiare un riaffermarsi di oligopoli mascherati da strutture sottoposte alla libera concorrenza; ma possiamo sperare che la molteplicità crescente dei soggetti consenta un dialettico equilibrio di potere”.
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