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CASO SCAJOLA: BERLUSCONI NON SCARTA LE DIMISSIONI

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Il telefono squilla ad Arcore poco prima dell’una. È Claudio Scajola, preoccupato, teso, incerto sulle prossime mosse, su come andare avanti. Come giovedì scorso è al premier che si rivolge, sperando che gli faccia ancora da scudo di fronte alla marea montante delle accuse sulla compravendita dell’appartamento davanti al Colosseo. “Presidente, come sempre farò quello che riterrai più giusto”. Il Cavaliere, nella breve conversazione, resta sulla posizione ufficiale: “Vai in Tunisia, continua a lavorare sereno, poi affronteremo insieme la questione”.

Un nuovo faccia a faccia tra i due – forse quello decisivo – è infatti già previsto per oggi.

La precipitazione degli eventi sarebbe legata a informazioni ricevute dal premier, che dipingerebbero il ministro in una situazione senza via d’uscita, a causa delle prove documentali in possesso degli investigatori. È un fatto che, in privato, il Cavaliere si sia mostrato molto “preoccupato” per lo scandalo che ha travolto il suo uomo.

“Speriamo che non sia così grave. I magistrati – ha spiegato il premier a un ministro – non gli stanno dando la possibilità di difendersi, sono scandalose queste rivelazioni a rate, e nessuno meglio di me sa cosa vuole dire passare attraverso questo calvario. Ma certo la situazione è difficile. La casa è un bene che colpisce molto l’immaginazione della gente”.

Sul giudizio di Berlusconi pesa anche lo sconcerto che gli stessi elettori del Pdl stanno manifestando nei vari forum sulla Rete, le prese di distanza del Giornale. Per non parlare della spaccatura dentro il Pdl, dove ormai il ministro dello Sviluppo viene considerato da molti “un fardello”, uno “con le ore contate”. E non si tratta solo dell’area dei finiani, ma di un fronte più vasto: specie tra i forzisti, non sono pochi quelli che potrebbero approfittare di un voto segreto su un’eventuale mozione di sfiducia individuale per colpire definitivamente l’uomo forte che, prima dello scandalo, era indicato come candidato a succedere ai tre coordinatori del Pdl.

“Quelli che potrebbero avercela con lui – confida un parlamentare del Pdl – sono tanti, a partire dai leghisti, che ambiscono al suo ministero. Per non parlare di Tremonti che, non a caso, sull’inchiesta non ha speso nemmeno una parola di solidarietà per il collega”. Del resto lo stesso titolare dello Sviluppo economico non ha nascosto in questi giorni i suoi dubbi sul ruolo della Guardia di Finanza, corpo che dipende dal dicastero dell’Economia.

Di certo nessuno immagina che Scajola possa arrivare fino al 14 maggio, giorno previsto per l’audizione davanti ai pubblici ministeri, restando per dieci giorni sulla graticola. E che la situazione resti da allarme rosso lo dimostra il precipitoso rientro del ministro dalla Tunisia, dove doveva restare due giorni ma si è trattenuto solo una manciata di ore.

Così come la mancata partecipazione all’avvio delle celebrazioni per l’anniversario dell’Unità d’Italia nella “sua” Genova, dove domani era previsto accanto a Giorgio Napolitano. Ad alimentare il clima di incertezze, già si parla dei possibili sostituti nel caso Scajola decida di presentarsi davanti ai magistrati senza l’incarico ministeriale.

Sono tre i nomi che circolano in queste ore.

La soluzione più a portata di mano sarebbe l’upgrade del viceministro allo sviluppo economico Paolo Romani, uomo di fiducia del premier (a differenza dell’altro vice, il finiano Adolfo Urso). Ma si guarda anche fuori. A Guido Possa, amico d’infanzia di Berlusconi e presidente della commissione Istruzione del Senato.

Possa è stato docente in controllo dei reattori nucleari al Politecnico di Milano, un curriculum ad hoc per il ministero che dovrà gestire l’avvio del programma nucleare italiano.

L’altro candidato di cui si parla è Giampiero Cantoni, senatore del Pdl e presidente della fondazione Fiera di Milano. Solo suggestioni al momento, ma anche al Quirinale la situazione è monitorata con molta attenzione.

Per Berlusconi la vicenda Scajola interviene a complicare una settimana che già s’annunciava difficile. Ed è sempre lo scontro interno al Pdl che preoccupa il Cavaliere, sempre più irritato per l’interventismo di Gianfranco Fini. Il nuovo “casus belli” è stato il messaggio registrato per il sito Generazione Italia.

Il capo del governo non ha sopportato la nuova uscita dell’alleato proprio mentre l’esecutivo affronta un momento di difficoltà per la vicenda Scajola. “È possibile – si è sfogato il premier – che un presidente della Camera faccia questo genere di messaggi politici? Non si fa nessuno scrupolo, mette a repentaglio l’unità del partito solo per ambizione personale”.

Di fronte a un Fini che “lavora solo per se stesso”, Berlusconi risponde pompando i Promotori della libertà, la guardia pretoriana affidata a Michela Vittoria Brambilla. Dopo l’adesione di Sandro Bondi, ieri un altro ministro – il Guardasigilli Angelino Alfano – si è iscritto ai Promotori.

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