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Case: senza attestato energetico vendita nulla

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ROMA (WSI) – Per colpa di un emendamento presentato settimana scorsa alla Camera dal Movimento 5 Stelle (ed approvato dal governo e dalla commissione Finanza), il già depresso mercato del mattone, è destinato a bloccarsi completamente. Da lunedì scorso, infatti, qualsiasi contratto di vendita, di donazione, o di locazione di un immobile che non abbia l’attestato di prestazione energetica (Ape) è da ritenersi «nullo». Con imprevedibili conseguenze legali tra le parti.

L’obbligatorietà di allegare l’Ape ai contratti di affitto e di compravendita era già prevista da un decreto legge entrato in vigore il 6 giugno scorso, in ottemperanza a una direttiva europea con tanto di sanzioni fino ad un massimo di 18 mila euro, ma ora con l’emendamento grillino, inserito in sede di conversione del cosiddetto ecobonus, tutto diventa più complesso.

La Confedilizia, l’associazione dei proprietari di case, è già scesa sul piede di guerra, ed avrebbe avuto, da parte del governo, l’assicurazione di una cancellazione dell’emendamento nel primo provvedimento utile.

«Il mercato della casa è già in ginocchio – commenta il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani – questo inutile accanimento non ci voleva proprio, speriamo che il governo al più presto rimedi».

In ogni modo l’obbligo per i proprietari di allegare l’attestato di prestazione energetica è già legge, e per tutti i nuovi contratti di vendita o di locazione il proprietario si deve rivolgere a un professionista e pagare una cifra intorno ai 600-700 euro per avere il certificato. E’ per questo che la Confedilizia cercherà anche di spostare al 2015 – come prevede la direttiva di Bruxelles – l’obbligo di allegare l’Ape anche per i contratti di locazione.

Senza contare il ruolo delle Regioni che potranno incidere modificando a loro volta sia l’entità delle sanzioni (all’interno della forbice stabilita dal governo) sia le caratteristiche professionali dei «certificatori».

Le sanzioni reviste per chi non adotta l’Ape, introdotte con la legge 63, sono pesanti. Vanno da un minimo di 3 mila euro fino al un massimo di 18 mila per i costruttori e i proprietari che non allegano il certificato energetico sia per i nuovi edifici che per quelli ristrutturati o semplicemente oggetto di compravendita.

Mentre la multa scende da un minimo di 300 euro a un massimo di 1.800 per i proprietari che vogliono affittare la casa per salire da 500 a 3 mila euro per gli agenti immobiliari che omettono l’Ape nell’annuncio pubblicitario. Gli sceriffi saranno le Regioni e i Comuni.

Il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta (Pd), conferma di aver avuto una richiesta di soppressione della «nullità» da tutte le commissioni riunite del Senato e l’impegno del governo di cancellare l’emendamento nel decreto legge «Fare 2», in programma entro il mese di agosto o al massimo alla ripresa in settembre. Tra questo problema e tutta la complessa materia del passaggio dall’Ace (il vecchio attestato di certificazione energetica) all’Ape, il mercato degli immobili sembra destinato a restare ancora più ingessato.

Per l’Ance, l’associazione dei costruttori edili, la situazione non è così drammatica come per i piccoli proprietari. Fanno notare che l’estensione dell’Ape al mercato degli affitti è una «interpretazione troppo rigida delle legge comunitaria» ma alla fine tutto questo processo «certificativo» avrà il benefico effetto di introdurre un cambiamento culturale molto importante: la casa non sarà più solo valutata per la sua location (se è in centro vale di più) ma anche per le caratteristiche legate alle prestazioni di risparmio energetico.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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