Economia

Brexit: ora anche Corbyn non esclude secondo referendum

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Resta alta la tensione in Gran Bretagna in vista della Brexit. Dopo il no ricevuto ieri dall’Irlanda sul piano B di Theresa May, i laburisti ora chiedono un secondo referendum sul divorzio di Londra da Bruxelles. È questa una delle opzioni avanzate dal leader laburista Jeremy Corbyn per evitare un’uscita di Londra dall’Ue senza accordo (il cosiddetto no-deal). Un’ipotesi che sarebbe economicamente dannosa per l’economia britannica.

Corbyn è stato finora poco chiaro in merito al suo sostegno per un secondo referendum. Ma ieri è arrivata la svolta. Per la prima volta il leader laburista si è detto favorevole ad un secondo voto popolare. Il suo sostegno alla proposta, già avanzata da alcuni membri conservatori, potrebbe in fatti essere decisivo, in quanto come leader dell’opposizione è quasi sicuro che metterà il suo piano al voto alla Camera dei Comuni il prossimo 29 gennaio.

A due anni dal primo referendum, l’U.K. non ha ancora negoziato un accordo di uscita che possa conquistare il sostegno del Parlamento. L’accordo della premier May è stato respinto dai legislatori la scorsa settimana con un margine storico e ora si cerca disperatamente un’intesa che possa soddisfare il Parlamento.

Ieri intanto Theresa May, nel suo intervento alla Camera dei Comuni, ha escluso che la richiesta di un rinvio dell’uscita dall’Ue possa essere rivolta a Bruxelles senza la preliminare indicazione di una nuova bozza d’intesa.

“La revoca dell’articolo 50 andrebbe contro la volontà popolare, secondo me non è la rotta da seguire”, ha dichiarato la premier britannica. Il miglior modo per evitare un no deal è “approvare un accordo con l’Ue, cosa che il governo sta cercando di fare”, l’altra via è estendere l’articolo 50, cosa che secondo la premier è improbabile Bruxelles accetterebbe senza un piano certo su come raggiungere un’intesa.

Nel frattempo, come dicevamo, l’Irlanda per bocca del suo Tànaiste (vicepremier) e ministro degli Esteri Simon Coveney, avrebbe rimandato al mittente le ipotesi avanzate nelle ultime ore a Londra per cercare di uscire dall’impasse sulla Brexit. Coveney ha respinto sia l’idea di un accordo bilaterale Dublino-Londra per rendere superfluo il “Backstop” (il dispositivo di sicurezza previsto dall’Accordo di ritiro del Regno Unito dall’Ue che impedirebbe il ripristino di una “frontiera dura” fra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord), che la proposta lanciata dal ministro degli Esteri polacco, Jacek Czaputowicz, di limitare a soli cinque anni la durata dello stesso “backstop”.

L’idea di un accordo bilaterale, a cui secondo indiscrezioni del Sunday Times starebbe pensando la premier britannica Theresa May, era circolata ieri, senza mai essere con fermata dal governo di Londra. Coveney aveva dato una riposta immediata su Twitter:

“Noi restiamo uniti e focalizzati sulla protezione dell’Irlanda”, e “questo include la continuazione del nostro sostegno all’Accordo di ritiro che è stato concluso con il Regno Unito, che comprende il Backstop così come è stato negoziato”, aveva scritto il Tànaiste.