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Brexit: fuga delle banche inizierà dal 2017

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NEW YORK (WSI) -In caso di “hard Brexit”, le banche con sede in Gran Bretagna potrebbe iniziare a trasferire le proprie attività in altri paesi fino a un anno e mezzo prima dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Lo ha detto oggi il governatore della Bank of England, Mark Carney, specificando che se il governo inizia il processo di divorzio in marzo come promesso, ciò significa che le banche potrebbero iniziare a trasferirsi già verso la fine del 2017.

A quanto pare pero’, almeno fino a oggi, il governo britannico non ha ancora trovato una strategia comune per la Brexit mentre la mole di lavoro che implica la messa a punto del dettagli dell’uscita dalla Ue sta mettendo a dura prova i ministeri, al punto che si sta pensando di assumere altri 30mila dipendenti pubblici per gestire il carico di lavoro aggiuntivo. E’ quanto si legge in un documento riservato fatto circolare tra i ministri del governo di Londra, ottenuto dal Times.

Secondo il documento, la premier Theresa May ha la tendenza a “trarre conclusioni e sistemare le questioni da sola”, una tattica non sostenibile nel lungo periodo, mentre ci sono divergenze tra i tre ministri per la Brexit, Liam Fox, Boris Johnson e David David, e il cancelliere Philip Hammond, con il suo alleato, il ministro per le imprese Greg Clark.

Il documento, datato 7 novembre, afferma che “non è emersa alcuna strategia comune” sulla Brexit tra dipartimenti nonostante un lungo dibattito interno ai ministeri. Un portavoce del governo ha negato l’esistenza di un documento ufficiale, che secondo il Times è stato compilato da un consulente esterno. “Non è un documento ufficiale e non ci riconosciamo nelle affermazioni che vi sono contenute. Siamo concentrati sul compito di realizzare la Brexit e di farne un successo” ha detto il portavoce.

Tornado a Carney, oggi il governatore della BoE, parlando di fronte ad una commissione parlamentare, ha inoltre preso di mira i critici dei banchieri centrali, dicendo che i politici sono concentrati eccessivamente sui effetti collaterali negativi della politica monetaria e che le crescenti disuguaglianze nei paesi sviluppati sono guidate da “fattori molto più importanti” che i tassi di interesse. Le osservazioni del governatore arrivano dopo le pesanti accuse portate avanti dal neo eletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e dalla premier britannica Theresa May che, in piu’ occasioni, hanno messo in discussione l’efficacia della politica monetaria espansiva.