Numerosi analisti economici hanno interpretato i dati economici del Regno Unito sostenendo che, nella migliore delle ipotesi, la Brexit si sta rivelando un fattore di rallentamento per un’economia che, in precedenza, era stata in testa ai valori di crescita all’interno del G7. Secondo il senior economist di Beremberg, Kallum Pickering, “mentre i downside risk provenienti dalla Brexit non si sono ancora rivelati in modo massiccio, l’incertezza derivante dalla Brexit sta portando alla cautela in tutte le aree della spesa e della policy, il che ha implicazioni a lungo termine”.
Lo stesso Fmi si è dimostrato più ristretto nelle previsioni per il Pil britannico del 2017 con una revisione al ribasso dal 2 all’1,7%. Le implicazioni del rallentamento economico, secondo Ian Kernohan, economista della Royal London Am, si sentiranno anche nella politica monetaria della Banca d’Inghilterra, che dovrebbe lasciare i tassi d’interesse fermi ai minimi storici anche il mese prossimo. Questo in un contesto di inflazione in fase di risalita.
Nel frattempo, un altro big del settore bancario, Deutsche Bank, sarebbe in procinto di spostare 300 miliardi di euro in asset dal Regno Unito alla divisione di Francoforte: lo ha riportato una fonte anonima di Bloomberg citando il calo delle richieste per le attività di trading a Londra, una volta che la Brexit si sarà concretizzata.
Sul fronte dello spostamento del personale, invece, a rivelare l’intenzione di una prossima partenza è stata ActivTrades, in un’intervista al Corriere: “Se la Gran Bretagna uscirà del tutto, molte banche e società finanziarie con sede a Londra decideranno di delocalizzare. I negoziati della Brexit dovrebbero concludersi a marzo 2019, ma noi di ActivTrades non aspetteremo l’ultimo momento. Nel caso dovesse profilarsi l’uscita dura, intorno a settembre-ottobre ci muoveremo per aprire una filiale nella Ue, pur mantenendo il quartier generale a Londra”, ha detto Alex Pusco, ceo di ActivTrades.