Economia

Brexit, crisi di governo: analisti vedono recessione e calo sterlina

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La premier britannica Theresa May ha annunciato le dimissioni, che saranno effettive a partire dal 7 giugno. Ciò innescherà una corsa per la leadership all’interno del Partito Conservatore, il cui vincitore potrebbe anche diventare Primo Ministro. L’incertezza è destinata a pesare sulla sterlina, secondo gli strategist di State Street. Per Schroders, invece, con l’ultimo colpo di scena aumentano i rischi di recessione nel Regno Unito.

Le dimissioni per la verità poco sorprendenti di May, che dice di “aver fatto di tutto per stringere un accordo”, fanno seguito alla fine delle negoziazioni su Brexit con il partito di opposizione, il Labour Party, che si sono concluse ufficialmente senza accordo. È da tre anni che, invano, la leader dei Tories tenta di trovare un deal condiviso sui rapporti post Brexit tra Londra e Bruxelles.

Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders

Al momento il favorito sembra essere l’ex Segretario agli Affari Esteri ed ex Sindaco di Londra Boris Johnson. In quanto sostenitore di una hard Brexit potrebbe mirare a un’uscita dall’Unione Europea senza accordo, nonostante il Parlamento abbia votato per rimuovere questa opzione. Ci potrebbe riuscire semplicemente decidendo di non rispettare la richiesta dell’Ue di continuare a seguire le regole comuni. Ciò probabilmente porterebbe a una conclusione delle relazioni tra le due a ottobre.

Se ciò dovesse accadere, ci aspetteremmo che l’economia rallentasse e cadesse in recessione verso fine anno. La Bank of England alla fine probabilmente taglierebbe i tassi di interesse, ma il deprezzamento atteso della sterlina farebbe impennare l’inflazione. Il settore delle famiglie è già sceso sotto la soglia di sicurezza in termini di tasso di risparmio tasso di risparmio, e di conseguenza è molto probabile una contrazione della domanda.

Janet Mui, Global Economist, Schroders

La combinazione di riluttanza da parte dell’Unione Europea a rinegoziare l’accordo, avversione per una hard Brexit nel Parlamento e di una posizione potenzialmente più dura sull’uscita da parte del nuovo Primo Ministro suggeriscono che un’ulteriore turbolenza politica sia in arrivo. È difficile immaginarsi come un compromesso tra le varie parti possa essere raggiunto prima del 31 ottobre. In ultima analisi, potrebbe essere necessario un processo politico come elezioni anticipate o un secondo referendum per trovare un modo di procedere.

Come risultato dell’ulteriore incertezza legata alla Brexit, ci aspettiamo che l’attività economica nel Regno Unito debba affrontare nuove difficoltà. Il recente intensificarsi della turbolenza politica ha provocato un sell-off della sterlina, portandola ai minimi degli ultimi quattro mesi rispetto al dollaro.

Per ora la sterlina non ha reagito significativamente dopo le dimissioni di Theresa May. Ciò significa che tale notizia era già stata prezzata. Guardando al futuro, è probabile che la valuta rimanga volatile e soggetta a rischi di ribasso in reazione alle notizie sulla Brexit.

Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs (State Street Global Advisors)

Non sorprende che, dopo molti tentativi di far approvare il suo accordo sulla Brexit, l’isolamento del Primo Ministro Theresa May all’interno del suo stesso governo e del suo stesso partito stia per concludersi. Possiamo quindi aspettarci l’inizio di una nuova era senza incertezze per la Brexit? Probabilmente no. Potrebbe anche trattarsi di un clamoroso segnale del fatto che i risultati delle elezioni europee non sono positivi per i principali partiti, in particolare per i Tories, ma questo lo scopriremo solo domenica.

L’incertezza quindi permane e continua a pesare sulla sterlina. Il caos persiste e le probabilità di giungere a un accordo prima del 31 ottobre 2019 non sono aumentate. È difficile immaginare che l’articolo 50 venga cancellato e anche il possibile conseguente impatto positivo che questo avrebbe per la sterlina. Tuttavia ci sono alcune notizie positive: nonostante l’incertezza che grava sull’economia britannica, la disoccupazione rimane storicamente bassa, la crescita salariale è ancora positiva e l’inflazione è vicina al target della Bank of England.

In mancanza di un catalizzatore migliore, gli investitori potrebbero anche indirizzarsi in maniera prudente verso le azioni del Regno Unito. Gli investitori nazionali possono beneficiare delle esposizioni internazionali e di una sterlina più debole, mentre sul fronte obbligazionario continuiamo a concentrarci sulla parte breve della curva dei Gilt per via della mancanza di chiarezza sulla direzione che prenderanno le negoziazioni sulla Brexit.