Economia

Brexit, crescita economia UK sarà la più bassa in 60 anni

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La crescita economica del Regno Unito sarà la più bassa in più di mezzo secolo (sessant’anni di tempo), mentre il deficit non sarà ridotto prima del 2031. Sono gli effetti delle incertezze legate alle trattative ancora congelate sulla Brexit e della congiuntura sfavorevole. Il duplice avvertimento viene dal cancelliere dello Scacchiere Phillip Hammond e dall’ufficio di bilancio nazionale.

Per aiutare l’economia britannica, che è stata scalzata dalla Francia al quinto posto della classifica mondiale dopo la Germania, il governo May ha annunciato un’iniezione di denaro di 25 miliardi di sterline nel sistema. Per ragioni di rientro del bilancio, nonostante i soldi extra la maggior parte dei dipartimenti dovrà subire tagli nei prossimi anni. Hammond ha detto che se necessario è pronto a spendere di più dei 3 miliardi di sterline destinati al piano di emergenza sulla Brexit.

Il piano di bilancio presentato ieri dal ministro del Tesoro è stato criticato dagli analisti, che l’hanno definito “poco coraggioso e conservativo”, dall’ufficio di bilancio e dall’Opposizione. Hammond si è difeso, dicendo che l’analisti dell’OBR non tiene conto delle altre misure presenti nel piano che incrementeranno l’offerta immobiliare e che aiuteranno i venditori di case più degli acquirenti.

Secondo i calcoli del think tank Istituto per gli Studi Fiscali (IFS) il piano di bilancio mostra come l’incertezza legata alla Brexit e la perdita di produttività potrebbe congelare la crescita dei salari, portando nel 2022 il livello delle retribuzioni sotto i valori del 2008. “L’età dell’austerità non è ancora finita”, dichiara il think tank nello studio.

Il malato d’Europa: economia dipende da colloqui Brexit

Nonostante il Regno Unito possa essere considerata “il malato d’Europa” (è l’unico paese della regione ad avere tagliato le stime sulla crescita del Pil), per Hammond l’economia rimane “fondamentalmente robusta”. “Le cifre per i prossimi anni sono deludenti, ma dobbiamo cercare di fare meglio delle previsioni che abbiamo letto ieri”, le quali mostrano comunque che la crescita accelererà verso la fine del periodo” preso in esame.

Sul controverso progetto di rallentare l’iter di rientro del deficit Hammond ha difeso la sua decisione, dicendo che “certamente potremmo ridurre il deficit più in fretta, ma quello vorrebbe dire tagliare la spesa pubblica e mettere maggiormente in difficoltà l’economia, vorrebbe dire alzare le tasse. A nostro giudizio è meglio allungare i tempi per l’abbassamento del deficit e alleggerire un po’ il carico che pesa sulle famiglie”.

Sul tema della Brexit, Hammond è ottimista. Il politico sostiene che i progressi nei colloqui finiranno per alimentare la crescita dell’economia: “sapevamo fin dall’inizio che ci sarebbe stata incertezza sull’esito dei negoziati con l’Ue. Quando intavoli trattative non sai mai come andrà a finire”. Ma nel 2018 “speriamo di ottenere maggiore chiarezza” su come i negoziati si svilupperanno, “di avere un senso” di cosa significherà realmente la Brexit. “A quel punto la fiducia tornerà, insieme alla certezza sul futuro, e le aziende riprenderanno a investire. I consumatori riprenderanno a comprare oggetti di valore e questo aiuterà la nostra economia a crescere di nuovo in fretta”.

Il cancelliere si è rifiutato di definire la Brexit una “buona idea”, precisando di essere “un pragmatico: stiamo per abbandonare l’Unione Europea e questo fatto avrà conseguenze certe e dobbiamo prepararci a queste conseguenze. Dobbiamo fare di tutto perché sia un successo. E questa è la priorità numero uno del governo“, il quale però è uscito indebolito anziché rafforzato dalle ultime elezioni politiche anticipate indette paradossalmente dalla stessa premier Theresa May.

Hammond ha aggiunto che nei prossimi venti anni un milione di cittadini britannici che guidano ogni giorno vedranno per sempre cambiate le proprie abitudini di vita. Entro il 2012, secondo le sue stime, le strade del Regno Unito saranno occupate da automobili con guida automatica, una tecnologia che “rivoluzionerà le nostre vite e il modo con cui lavoriamo e andiamo al lavoro”.

È uno dei cambiamenti che porterà a una “trasformazione della produttività dell’economia. Il nostro compito è quello di assicurarci che i milioni di cittadini alla guida nel Regno Unito siano in grado di formarsi e reinventarsi nei prossimi 10, 20 anni  in modo tale da poter approfittare dei nuovi posti di lavoro che andranno a crearsi.