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Brexit: chi vince e chi perde

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La Brexit ha colto la maggioranza degli operatori di sorpresa: prima i sondaggi, poi la spinta emotiva suscitata dall’assassinio di Jo Cox (la parlamentare laburista uccisa da un pazzo pro Brexit) avevano persuaso in molti che la vittoria del fronte Leave non si sarebbe materializzata. In prospettiva gli andamenti futuri su alcuni titoli ed investimenti avranno delle dinamiche in qualche modo prevedibili, almeno fintantoché non saranno chiare le modalità con le quali il Regno Unito abbandonerà il club europeo: nell’incertezza ci sono alcuni trend già emersi in queste prime sedute post-Brexit.

  1. Crescita di alcuni beni rifugio. L’oro si trova, al momento, ai massimi livelli dal marzo 2014, l’effetto della Brexit, venerdì, ha prodotto un repentino rimbalzo a 1.334 dollari l’oncia. Fra le valute hanno beneficiato lo yen e il dollaro; nel caso del della moneta giapponese, il cambio con l’euro è ai livelli del dicembre 2012, quando lo stato di salute della moneta unica non era dei più robusti.
  2. Duro colpo su banche e compagnie aeree britanniche. Anche se il Ftse 100 ha chiuso la seduta di venerdì in flessione meno grave del previsto, vicino al 4% (al momento cede l’1,86%) all’interno della borsa britannica sono precipitate le azioni di alcune aziende particolarmente esposte ai nuovi scenari aperti dalla Brexit. Compagnie aeree come EasyJet (oggi in calo del 22,47%) e Ryanair (-8,5%) hanno lasciato sul campo rispettivamente più di tre anni di guadagni borsistici e più di un anno, nel caso di Ryanair. International Consolidated Airlines Group, che controlla British Airways, invece, è tornata ai livelli del novembre 2014. Colpite sonoramente anche banche basate sui mutui in territorio britannico come Lloyds, tornate in un baleno vicine ai minimi annuali sperimentati a febbraio (oggi cede oltre il 10%); giornate pesanti anche per un attore bancario molto più presente oltreconfine come Barclays (oggi in in flessione più del 18%), il cui titolo è tornato ai livelli dello scorso aprile.
  3. Effetti contenuti sul petrolio. Il Regno Unito è il 15esimo consumatore mondiale di petrolio, in seguito alla Brexit il consumo potrebbe anche diminuire, ma gli effetti percepiti sul mercato sono stati contenuti.
  4. Titoli di stato “sicuri” beneficiano dell’incertezza. Il nuovo allargamento degli spread sovrani sui Bund tedeschi indica la rinnovata preferenza per i titoli dell’Europa core rispetto a quelli della periferia. Dietro alla sfiducia degli investitori potrebbero esserci timori come quelli del finaziere George Soros, che vede nella Brexit un possibile evento destabilizzante per il deteriorato sistema bancario di Paesi come l’Italia.