Economia

Brexit, appello del sindaco di Londra: “serve nuovo referendum”

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Mentre si avvicina inesorabilmente la data del divorzio tra Regno Unito e Unione europea, fissato per il prossimo 29 marzo, il sindaco di Londra, Sadiq Khan, lancia un drammatico appello per un secondo referendum sulla Brexit, sottolineando che la premier Theresa May non ha “il mandato per giocare d’azzardo così palesemente con l’economia britannica e la vita della gente”.

“Ormai c’è così poco tempo per negoziare con Bruxelles che ci sono solo due risultati possibili, scrive Khan in un articolo pubblicato sul domenicale Observer:un cattivo accordo per il Regno Unito o nessun accordo. Ed entrambi sono “incredibilmente rischiosi”.

Una situazione come quella descritta, secondo Khan, potrebbe comportare la perdita di 500.000 posti di lavoro, ospedali a corto di personale, imprese sofferenti e la polizia che deve prepararsi a fronteggiare disordini civili. Per questo, ha concluso il sindaco che qualsiasi accordo con l’Ue dovrà essere sottoposto a “un voto pubblico”.

I cittadini, conclude il primo cittadino di Londra,

non hanno votato per uscire dall’Ue e diventare più poveri, vedere le loro aziende soffrire, avere i reparti dell’Nhs (il servizio sanitario nazionale, ndr) a corto di personale…Per questo qualsiasi accordo con Bruxelles dovrà essere sottoposto a un “voto pubblico”, così come i cittadini hanno il diritto di scegliere tra un ‘no-deal’ in caso di mancato accordo e “l’opzione di restare nell’Ue”.

Intanto, secondo un sondaggio ComRes per Bbc Radio 5, i britannici restano divisi sulla Brexit e sulle aspettative del divorzio dall’Ue, ma su un punto una larga maggioranza concorda: che il governo di Theresa May sta conducendo male i negoziati con Bruxelles. A sostenerlo è ora ben il 79% del campione interpellato.

Il sondaggio rivela peraltro una spaccatura quasi a metà del Paese sulle prospettive dell’uscita dall’Unione: viste nel complesso come negative dal 50% degli intervistati, contro un 41% che resta malgrado tutto ottimista, almeno sull’impatto a medio termine. E con un 9% decisivo d’incerti.