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I mercati azionari hanno iniziato il 2025 mettendo a segno forti rialzi, soprattutto quelli del Vecchio Continente con l’indice Eurostoxx 50 in rialzo del 10% dalla fine di dicembre. Cosa fare adesso, manterere le posizioni o prendere profitto? Secondo gli esperti il futuro, per quanto non sgombro da nubi, sembra orientato ancora al bello. Lo spiega Filippo Casagrande, chief of investment di Generali Investments, in una nota, in cui ricorda che da inizio d’anno, l’azionario europeo ha sovraperformato quello statunitense, segnando un aumento del 10% rispetto al 3% degli Usa, recuperando terreno dopo un 2024 più debole.
Fattori chiave e settori promettenti
Secondo Generali Inv. diversi fattori contribuiscono a delineare in rosa uno scenario per l’azionario. In primo luogo, la possibilità di un accordo tra Trump e la Russia sull’Ucraina: “questa prospettiva – spiega l’esperto – ha contribuito a spingere al ribasso le quotazioni del petrolio mentre ha acceso il dibattito su una maggiore spesa militare in Europa spingendo ulteriormente il settore difesa sui mercati azionari europei. Inoltre, il miglioramento del settore manifatturiero, seppur accompagnato da un aumento dell’inflazione a causa dei costi energetici, fornisce un ulteriore supporto”.
Dal punto di vista settoriale, il chief of investments di Generali Investments suggerisce di puntare i riflettori su settori specifici come il comparto bancario mondiale, grazie alla sua elevata profittabilità, i titoli auriferi, spinti dalla forte domanda di oro da parte delle banche centrali, e, come menzionato, il settore della difesa in Europa.
Guardando in avanti, spiega l’esperto, l’attuale contesto appare ancora costruttivo per gli asset rischiosi, pur in presenza di elementi che possono generare volatilità.
“In un mondo con inflazione ancora elevata (nonostante i progressi degli ultimi due anni), è bene mantenere un’esposizione agli asset reali come l’azionario o alcuni assets appartenenti al mondo Private debt (bond infrastrutturali) e approfittare di cali nel pricing sulle aspettative di inflazione (come avvenuto di recente) per costruire o aumentare l’esposizione ai bond inflation-linked, che possono proteggere da fiammate di inflazione non previste”.
Strategie di investimento
In termini di strategia di investimento, Casagrande suggerisce di mantenere un livello ridotto di liquidità in portafoglio per sovrappesare sia l’obbligazionario che l’azionario. Mentre gli Stati Uniti beneficiano di una crescita degli utili sostenuta e di politiche pro-business da parte dell’amministrazione Trump, l’Europa – spiega – offre valutazioni più interessanti e potrebbe trarre vantaggio da una risoluzione del conflitto in Ucraina.
Tuttavia, è fondamentale monitorare attentamente le politiche commerciali dell’amministrazione Trump, che potrebbero introdurre volatilità sui mercati. In sintesi, l’outlook per l’azionario rimane costruttivo, seppur con la necessità di navigare un contesto globale complesso e in continua evoluzione.
I titoli di Stato preferiti
Discorso diverso per i titoli di Stato. Casagrande spiega che, dopo la sottoperformance dei tassi europei ad inizio anno, “aumentiamo tatticamente la preferenza relativa per i Bund tedeschi rispetto ai Treasury Usa, a maggior rischio a causa dell’inflazione più elevata, le politiche espansive attese dall’amministrazione Trump e l’elevato deficit pubblico oltreoceano. Manteniamo un atteggiamento costruttivo sui BTP italiani, ormai prossimi al livello di 100 punti base rispetto ai pari titoli tedeschi”
Atteggiamento costruttivo è invece adottato per le obbligazioni corporate, settore in cui gli spread si sono ulteriormente ridotti nelle ultime settimane.
Il credito offre, infatti, diversificazione rispetto ai titoli governativi e i solidi fondamentali aziendali giustificano gli attuali spread ridotti. Ciò detto, visti i livelli ridotti di spread, siamo molto attenti nella selezione dei singoli titoli, privilegiando quelli con la migliore combinazione tra spread attraente e duration contenuta (preferiamo prendere esposizione alla duration sulle curve governative).