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Borsa Milano si sgonfia: banche giu’, spread 385

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Milano – La Borsa di Milano riduce i guadagni sul finale di una seduta caratterizzata da una forte volatilità e dopo un rialzo superiore al 2%, il Ftse Mib più che dimezza i guadagni, chiudendo in progresso dello 0,36%..

Lo spread Italia-Germania, dopo aver fatto un breve dietrofront, torna a salire, mettendo a segno un incremento dell’1,93% a 384,76 punti base, a fronte di rendimenti decennali che salgono dello 0,89% al 5,57%. In particolare, il cds Italia a 5 anni ha raggiunto oggi il massimo delle ultime settimane a quota 441, dopo aver toccato il minimo di periodo a 349. Il massimo assoluto è stato 593 il 15 novembre, all’apice della crisi politica.

Sul fronte politico, l’operato del governo di Monti, salutato come il salvatore dopo 100 giorni al timone, fa sorgere ormai tanti dubbi. Se i media internazionali avevano brindato all’inizio del post-berlusconismo, ora gli investitori guardado con crescente preoccupazione alla recessione italiana che non molla la presa e a un esecutivo che, di fatto, non è capace di fare alcun miracolo. Anzi, le misure di austerity adottate, rendendo gli italiani più poveri, alimentano le incognite sul futuro economico del paese. La presenza di Monti, insomma, non basta più, in un momento in cui gli effetti delle misure straordinarie intraprese dalla Bce sono visibilmente svaniti.

L’indice azionario milanese riesce comunque a confermarsi in territorio positivo, sostenuto nel primo pomeriggio dalla performance di Wall Street, che guarda con favore agli utili di Citigroup e al dato relativo alle vendite al dettaglio, che sono balzate al massimo degli ultimi sei mesi.

Tra le altre piazze del continete, Londra guadagna lo 0,8%, Francoforte l’1%, Parigi lo 0,88% e l’indice di riferimento del continente Eurostoxx 50 lo 0,78%.

Sullo sfondo rimane sempre il problema dei debiti sovrani europei, ben lungi dall’essere risolto, con Madrid e Roma che si confermano le spine nel fianco dell’Europa. Per questo motivo le prossime emissioni in calendario, a cominciare dai 3 miliardi id euro in bonos a un anno e un anno e mezzo che il Tesoro di Madrid cerchera’ di collocare domani, verranno monitorate con estrema attenzione dagli operatori di borsa e dalle autorita’.

Sul Ftse Mib, tornano a perdere terreno i bancari, con Banco Popolare che chiude a -5,53% e MPS a -4,28%. Piatta Intesa SanPaolo. Schiacciati in fondo al paniere anche A2A (-4,38%), Diasorin (-5,07%) e Enel Green Power (-2,99%). Tra i titoli migliori del listino, si mettono in evidenza invece Pirelli +3,08% – dopo che Axia ha alzato il rating a outperform – Saipem +2,40%, Fiat Industrial +2,56%, Tod’s +2,59% e sopratutto Buzzi Unicem, che forte di un balzo del +5% chiude in testa al paniere.

Lo stato di incertezza dell’azionario globale, confermato dalla chiusura prevalentemente negativa dei mercati asiatici rimane ed è alimentato sempre dal futuro dell’Europa, che appare sempre più denso di incognite.

La situazione è tale che a questo punto alcuni funzionari europei avrebbero deciso di recarsi a Washington per chiedere più fondi all’Fmi, al fine di contrastare soprattutto il problema delle finanze spagnole.
Occhio all’euro che arriva a sfondare quota $1,30 nei confronti del dollaro. E’ la prima volta in due mesi: un record negativo che conferma come la moneta unica stia facendo sempre più fatica a resistere all’impatto della crisi dei debiti sovrani (sebbene rimanga comunque a livelli elevati e ben sopra la parità).

“L’euro è sotto pressione, con i problemi dei paesi periferici che rimangono al centro dell’attenzione; inoltre ricordiamoci le aste spagnole di questa settimana”, ha commentato Jeremy Stretch, responsabile della divisione di strategia sul valutario presso Canadian Imperial Bank of Commerce, a Londra. Il rapporto euro/dollaro è sceso fino a $1,2995, al minimo dallo scorso 16 febbraio.

Al momento la valuta riconquista la soglia, piatta nei confronti del dollaro a $1,3064 (-0,01%). Contro lo yen l’euro scende perde lo 0,68%, a JPY 104,96, risalendo dai minimi dallo scorso 20 febbraio toccati in corrispondenza di JPY 104,85. La moneta unica risale anche dai minimi testati nei confronti della sterlina, fino a 82,21, un livello che non si vedeva dal settembre del 2010. Rapporto dollaro/yen in flessione dello 0,66% a JPY 80,36, con lo yen che viaggia sui massimi dallo scorso 29 febbraio.

La forte avversione al rischio continua a portare gli investitori a rifugiarsi sulla moneta giapponese, considerata valuta rifugio. E, secondo UBS, in questa situazione l’euro potrà scendere fino a $1,2853. La valuta europea ha perso lo 0,5% nell’ultimo mese verso un paniere di monete che comprende 10 valute, compilato da Bloomberg Correlation-Weighted Indexes. Lo yen si è confermato invece la migliore valuta, guadagnando il 4,7%.

“L’euro appare vulnerabile e potrebbe scivolare molto nel breve termine, commenta Imre Speizer, strategist presso Westpac Banking, il secondo istituto di credito australiano – Se i rendimenti spagnoli continueranno a salire, allora arriveremo a un punto in cui il paese avrà bisogno di qualche forma di aiuto, come nel caso della Grecia”.

In tutto questo severa è la critica del premio Nobel Paul Krugman , che afferma chiaramente che l’Europa si sta suicidando e che, a meno che i leader europei non capiscano chiaramente gli errori commessi, il sistema intero crollerà e a pagare il prezzo sarà il mondo intero.

Il Premio Nobel per l’economia dice senza mezzi termini che la situazione attuale è da pazzi, che l’errore più grande è quello di continuare a costringere i paesi a ingerire la medicina delle misure di austerity. Una medicina che non funzionerà mai, in quanto le economie europee sono strozzate già da una depressione causata dalle “favolette morali” fiscali raccontate finora soprattutto dalla Germania, quando invece avrebbero bisogno di misure espansive sia dal fronte economico che fiscale per sopravvivere. Altrimenti, provoca Krigman, allora è davvero meglio optare per la rottura dell’euro e tornarsene ognuno con la propria valuta nazionale.

Arrivano intanto, comunicati da Bankitalia, i numeri sul debito pubblico italiano, che è sceso nel mese di febbraio a 1.928,211 miliardi di euro, con una riduzione di 6,8 miliardi rispetto al mese precedente, quando fu toccato il massimo storico a quota 1.934,965 miliardi.

Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio scendono dello 0,46% a $102,36 al barile, mentre le quotazioni dell’oro arretrano dello 0,61% a $1.650 l’oncia.