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Borsa Milano fa +1,4%, ma spread risale a 488 punti base

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(in aggiornamento)

Milano – In una seduta caratterizzata da volumi prefestivi, Piazza Affari consolida i rialzi iniziali alimentati in particolare dai finanziari, in un panorama europeo impostato positivamente, sebbene i timori sulla crisi del debito della regione continuino a indurre alla cautela.

La borsa di Milano rimbalza, dunque, all’indomani della maxi asta con cui Francoforte ha erogato finanziamenti alle banche europee per un ammontare record di 489,19 miliardi di euro. Notevole il calo dei volumi di scambio in tutta Europa: questa settimana le azioni trattate sullo Stoxx 600 nell’arco di questa settimana sono state l’83% circa del totale medio scambiato nel 2011, stando ai dati raccolti da Bloomberg.

Dopo essere arrivato a salire fino a +1,7%, il Ftse Mib rallenta il passo, ma segna una crescita comunque solida, pari a +1,4%, sul filo di quota 15.000. Riguardo alle altre piazze finanziarie, Londra +1,11%, Francoforte +0,95%, Parigi +1,36%, Zurigo +0,28%, Madrid +0,88%, Atene fa +1,3%. Sul Ftse Mib buy per le banche: ma in un listino quasi tutto tinto di verde si mettono in evidenza anche industriali come Fiat, utility come A2A e energetici come Saipem.

Si riaccende la tensione sullo spread Italia-Germania, che risale a 488 punti base, a fronte di un rendimento decennale pari al 6,82%.

Guardando agli altri mercati, la sessione in Asia non è stata positiva, con il MSCI Asia Pacific Index che ha perso mezzo punto percentuale circa. Da segnalare a tal proposito che i mercati azionari asiatici si avviano a concludere il 2011 soffrendo la perdita, su base, annua, più forte dal 2008, colpite dai problemi di liquidità dell’Europa. L’indice MSCI’Asia Pacific ha di fatto ceduto quest’anno il 18% del suo valore, contro la flessione di appena l’1,1% dello S&P 500 e del 13% dello Stoxx Europe 600 Index.

Detto questo, parlando in modo specifico dell’Europa e dello Stoxx Europe 600 Index, è necessario ricordare che l’indicatore è salito del 12% dal minimo di quest’anno, toccato lo scorso 22 settembre, scommettendo soprattutto su una ripresa degli Stati Uniti e sulla capacità dell’Europa di affrontare i propri problemi. Rimane in ogni caso il triste record nel 2011 dei settori bancario e delle materie prime, che si sono confermati i peggiori tra i comparti presenti sullo Stoxx 600, perdendo entrambi più del 30%.

“Siamo ancora agli inizi della crisi e per niente vicini alla fine – commenta a Bloomberg Keagan York, responsabile della divisione di strategia del mercato valutario di Compass Global Markets – I prestiti della Bce sono stati solo una misura temporanea per riportare un po’ di liquidità sui mercati”.

La crisi è acuita dai continui giudizi delle agenzie di rating: nelle ultime ore è toccata agli Stati Uniti, con Fitch che ha lanciato di nuovo l’avvertimento su un possibile downgrade, che non dovrebbe arrivare comunque prima del 2013. L’Ungheria si è trovata invece di nuovo fare i conti con S&P: l’agenzia ha infatti ridotto il rating per la seconda volta in meno di un mese, portandolo al di sotto del giudizio “investment grade”, dunque “junk”.

Sul fronte valutario, l’euro torna a salire, seppu debolmente, nei confronti del dollaro e avanza dello 0,13%, a quota $1,3063; in rialzo anche il rapporto con il franco svizzero (eur/chf 1,2233 +0,17%), mentre contro lo yen la moneta unica guadagna lo 0,25%, a JPY 102,07.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio sono in rialzo dello 0,92%, a quota $99,58 al barile, mentre le quotazioni dell’oro scendono dello 0,61%, a $1.603,70.