Ormai diffidenti sull’effetto propulsivo dell’amministrazione Trump sui titoli delle banche di Wall Street, alcuni dirigenti e membri dei consigli d’amministrazione dei sei maggiori istituti di credito americani hanno iniziato a vendere parte delle azioni delle banche per le quali lavorano. In totale, questi insider hanno venduto azioni JPMorgan Chase, Bank of America, Wells Fargo, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley per un totale di 9,32 milioni di dollari da inizio anno.
Lo afferma un articolo del Financial Times nel quale vengono passati al setaccio i dati messi a disposizione da Bloomberg: le vendite azionarie da parte dei dirigenti delle sei maggiori banche hanno superato gli acquisti con un rapporto di 14 a 1. E’ un’inversione di tendenza netta rispetto all’anno scorso, quando la vittoria di Donald Trump aveva entusiasmato, fra gli altri, anche gli insider delle banche.
Da inizio anno, l’indice KBW Banks (che traccia le performance delle maggiori banche di Wall Street) ha guadagnato solo il 3% a fronte di un incremento dello S&P 500 superiore al 9%. Secondo Robert Smalley, credit analyst di Ubs, il vero indicatore sulle aspettative di successo delle politiche promesse da Trump è proprio l’indice ristretto al settore bancario.
Allo stesso tempo la diffidenza dei membri dei board bancari è un elemento rivelatore delle aspettative del settore delle banche. Almeno per ora non sembrano molto ottimisti sulle chance di riuscita dell’agenda Trump, il quale in campagna elettorale e dopo la sua elezione aveva promesso maxi piani pro crescita e pro aziende.