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Boom Banche popolari, +14% in Borsa in vista riforma Renzi

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MILANO (WSI) – Corrono a Piazza Affari i titoli delle banche popolari. Si scommette sulla riforma del comparto, che potrebbe far parte del decreto sull’investment compact.

Sul Ftse Mib Banco Popolare segna un rally superiore a +10%, a 10,58 euro. Bper sospesa per eccesso di rialzo, rientra nelle contrattazioni e fa +11% a 5,675 euro. Banca Popolare di Milano +14% a 0,68 euro. Bpm guadagna il 14% e Ubi banca il 9,95%.

Il governo, stando ad alcune fonti, potrebbe annunciare la riforma già nella giornata di domani. Si parla di misure a favore del risparmio e di un provvedimento per favorire un consolidamento e nel contempo avviare una riforma della governance delle popolari.

In un comunicato FederConsumatori scrive: “Adusbef e Federconsumatori salutano con favore la portabilità del conto corrente, la riduzione delle commissioni sul risparmio gestito, la riforma delle banche popolari e cooperative (Bcc), a patto di disegnare un modello di gestione trasparente e di banche vicino a territorio, cittadini e Pmi, che non rischino i risparmi nella finanza tossica e non lascino all’arbitrio di consulenti pagati dalle stesse Popolari (ad es. Pop.Vicenza, Veneto Banca,ecc.), il valore delle azioni e la loro liquidabilità, e non costituisca merce di scambio come la paventata garanzia statale sulle cartolarizzazioni delle sofferenze (almeno 50 miliardi di euro), per poter cedere titoli deteriorati alla Bce nell’ambito del piano di acquisti degli Abs mezzanine”.

Il comunicato prosegue: “Episodi di mala gestio e l’aggravarsi della crisi economica hanno colpito fortemente il comparto delle banche popolari, specie di medie dimensioni, che proprio per la loro natura (ma ci sono eccezioni) riescono meno ad attrarre capitali e investitori per rinforzare il patrimonio. Una riforma legislativa delle Banche Popolari (ma anche delle Fondazioni) potrebbe servire a limitare i poteri dei vertici, prevenire episodi di mala gestio, rafforzare l’azionariato, renderle più contendibili per l’attrazione di capitali nell’azionariato, la revisione del Fondo Interbancario di garanzia, ma questo disegno dovrebbe essere completato con la Glass Steegal Act, la netta separazione tra banche commerciali che investono nell’economia reale meritevoli di protezione dagli Stati, da quelle di carattere finanziario speculativo, ricordando che la strada di fusioni ed aggregazioni non è stato un buon viatico per l’economia”.