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Bond e banche: in Cina è il caos

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I segnali di profonda crisi nel mercato obbligazionario cinese da $9.300 miliardi arrivano in concomitanza con gli sforzi delle autorità di ridurre i livelli di indebitamento nell’economia numero due al mondo. Questo ha spinto alcune banche rurali a sospendere in via temporanea le attività di prestito interbancario, tra cui quelle legate ai certificati di deposito negoziabili, titoli vincolati sicuri i cui tassi sono agganciati allo Shanghai Interbank Offered Rate e che solitamente vengono comprati dagli investitori istituzionali.

Come osservato da Deutsche Bank le porte dei mercati obbligazionari della Cina sono “praticamente chiuse per le aziende”. Da inizio anno le emissioni di bond societari sono in calo di più del 40% rispetto al 2016 e l’ammontare complessivo dei bond emessi è inferiore al numero di riscatti in tre mesi su quattro nel 2017.

Alcuni gruppi emittenti si sono visti costretti a cancellare le emissioni di bond (oltre a 100 miliardi di yuan da inizio anno) e Bloomberg ha reso noto che persino la Banca dello Sviluppo cinese (banca a controllo statale specializzata nei finanziamenti ai progetti di infrastruttura, nel quadro di un piano di sostegno alla politica monetaria della potenza asiatica) ha interrotto le operazioni. In questo caso il governo ha smentito le indiscrezioni ma la situazione appare in ogni caso pericolante. Alcune aziende il cui debito ha un rating AA stanno collocando sul mercato titoli che rendono più del 7%.

È l’effetto delle misure governative volte a colpire il sistema bancario ombra della Cina, ormai fuori controllo. La stretta sta avendo un impatto enorme sulle emissioni di bond e sui finanziamenti nazionali: secondo i calcoli del Financial Times in aprile il numero di emissioni interrotte sul nascere è salito a 154, in rialzo dalle 94 di marzo, dalle 32 di febbraio e dalle 31 di gennaio. Il trend è evidente.

Cina, banche in crisi dopo che autorità hanno stretto la cinghia

Dopo aver pubblicato dati deludenti sul fronte delle importazioni e delle esportazioni in aprile, la Cina ha visto i rendimenti dei bond salire ai massimi dal 2015, un record che ha schiacciato al ribasso anche l’azionario. I prezzi di alcune materie prime, come i minerali ferrosi e il rame intanto sono scesi ai minimi del 2017.

Il tutto mentre alcune banche della Cina hanno dovuto sospendere gli affari e i prestiti interbancari dopo che le autorità di regolamentazione hanno alzato l’asticella sulle richieste sul collaterale, che viene offerto come garanzia del puntuale pagamento di un debito.

Le autorità della Commissione di Regolamentazione Bancaria ora chiedono alle banche commerciali di effettuare stress test sui collaterali almeno una volta l’anno e hanno diffuso le nuove linee guida da seguire. Tra queste viene chiesto di prevenire i rischi nella gestione del collaterale. I regolatori chiedono che il collaterale accettato dalle banche “esista” veramente (viene specificato testualmente nel capitolo 3 delle linee guida sulla gestione dei rischi).

Un mese fa Guo Shuqing, presidente della Commissione di Regolamentazione Bancaria della Cina, ha presentato un piano per contrastare le pratiche ai limiti della legalità, sottolineando che il sistema bancario era diventato un “caos completo”. Le banche più a rischio restano quelle di piccola e media taglia, nonché quelle che fanno maggiore affidamento sui contratti di deposito. Sono difatti quelle più vulnerabili ai possibili rialzi dei tassi e alle regole più severe in materia di regolamentazione.