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BoE, banche pronte ai tassi negativi in 6 mesi: le conseguenze

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Dopo aver apertamente dichiarato che i tassi negativi potrebbero essere prima o poi adottati, la Banca d’Inghilterra ha portato a termine la propria ricognizione sulle possibile reazioni del sistema bancario.
L’esito è il seguente: per le banche britanniche la preparazione per fronteggiare l’arrivo dei tassi negativi dovrebbe richiedere al massimo sei mesi. Le banche erano state chiamate ad esprimersi sullo scenario dei tassi negativi lo scorso ottobre, dopo che il mese precedente la BoE aveva evocato la possibilità di ricorrervi come strumento per incoraggiare ulteriormente il credito.

“Sulla base delle risposte delle imprese a questo esercizio, la Prudential regulation authority ha capito che la maggior parte delle banche sarebbero in grado di implementare soluzioni tattiche per accogliere un saggio bancario negativo entro sei mesi, senza rischi materiali per la sicurezza e la solidità “, ha affermato in una lettera il direttore della Pra, Sam Woods.

Labanca centrale Uk, che nel primo meeting dell’anno ha confermato con voto unanime il saggio d’interesse allo 0,1%, ha tenuto a precisare che questo lavoro preparatorio non implica necessariamente il fatto che i tassi negativi saranno adottati in futuro. La prudenza, però, è d’obbligo.

Questo non rappresenta una novità per le banche centrali. La Banca centrale svizzera già dal 13 giugno 2019 ha portato i tassi di interesse ufficiali nella confederazione elvetica allo -0,75%.

Tassi negativi, cosa significa per banche e consumatori

I tassi negativi colpiscono le riserve di liquidità che le banche depositano presso la banca centrale: anziché produrre un guadagno per le banche, a queste riserve viene applicato un costo.

Nei migliori auspici, questo meccanismo incentiva le banche a spostare quelle riserve verso l’economia reale, attraverso l’attività di credito. Nei fatti, però, può accadere che le banche, per limitare i rischi legati al credito, accettino di subire il “prelievo” da parte della banca centrale.
Il risultato dei tassi negativi, in questa seconda ipotesi, è la riduzione dei profitti per le banche commerciali. Non solo: il rischio è che il costo dei tassi negativi possa essere caricato sui correntisti, benché ad oggi solo pochi istituti europei abbiano optato per questa strada.

Nell’Eurozona i saggi negativi sono stati adottati a partire dall’11 giugno 2014: da allora il deposit facility rate è passato da -0,1 a -0,5%, un livello al quale si è arrivati a partire dal 18 settembre 2019.