Economia

Bilancio Ue: nessun accordo, tutto rinviato a gennaio

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Bruxelles – Niente da fare dunque. L’accordo sui tagli da apportare al bilancio Ue nel periodo 2014-2020 non si trova. I leader europei sfornano sorrisi di fronte alle telecamere, ma tra di loro è botta e risposta. E così, la cancelliera tedesca Angela Merkel ammette che non ci sarà alcuna intesa nel 2012 e che tutto viene rimandato a gennaio. Dal canto suo, il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker parla di “progressi insufficienti”.

Il Consiglio europeo di Bruxelles, in cui si è discusso il bilancio pluriennale per il periodo 2014-2020, sta per concludersi con un nulla di fatto. “Non ci sono vincitori né vinti, si è preferito evitare una battaglia, non necessaria perché non c’è urgenza. Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, presenterà un testo che riassume il frutto delle discussioni di questo vertice, ma senza trarre conclusioni.

La riunione sarà quindi sciolta e riconvocata in una nuova data, non ancora decisa”, hanno affermato fonti diplomatiche italiane, precisando che ora ogni capo di Stato e di Governo sarà libero di comunicare alla stampa la propria posizione. Questa soluzione è stata proposta dal premier lussemburghese e presidente dell’Eurogruppo Jean-Calude Juncker. (TMNews)
_________________________

Quattordici ore di incontri bilaterali e un’ora di Vertice per cercare di avvicinare le posizioni dei 27 leader sul bilancio 2014-2020. Giusto il tempo, per il presidente Ue Herman van Rompuy, di presentare ai leader riuniti in plenaria dalle 23, con tre ore di ritardo sulla tabella di marcia prevista, una nuova bozza di compromesso che cerca di venire incontro alle proteste di Italia e Francia contro i tagli alla politica agricola e ai fondi di coesione.

La nuova proposta e’ stata consegnata ai 27 durante la cena, al termine della quale Van Rompuy ha ‘sciolto’ il Vertice per consentire ai leader una notte di riflessione. La plenaria tornera’ a riunirsi a mezzogiorno. Per tutta la notte gli ‘sherpa’ hanno continuato a negoziare.

Poi, con la colazione riprenderanno i bilaterali. Van Rompuy scommette sulla possibilita’ di un’intesa con una proposta che prevede 11 miliardi in piu’ per le politiche di coesione (a favore delle regioni piu’ svantaggiate) e 7,7 miliardi in piu’ per l’agricoltura. Il saldo finale resta pero’ invariato (80 miliardi in meno rispetto al totale di 1.091 miliardi proposto dalla Commissione Ue) perche’ diminuiscono di 13 miliardi i fondi destinati allo sviluppo: 5 riguardano le grandi reti e 8 la ricerca e l’innovazione.

Van Rompuy ha inoltre proposto di ridurre di 1,6 miliardi i fondi per la giustizia e la sicurezza e di 5,5 miliardi i fondi per la politica estera mentre non e’ stato modificato lo stanziamento per le spese amministrative.

Cauto il commento italiano. ”Stiamo valutando, sarebbe prematuro esprimere un giudizio a questo stadio”, ha detto il premier Mario Monti, lasciando il summit Ue. ”Notiamo anche segnali di attenzione sul fronte di politiche di coesione e agricola comune, attenzione rispetto alle considerazioni fatte valere dall’Italia”. Rispondendo ad una domanda sulla possibilita’ di un veto italiano, Monti ha poi ribadito che ”se l’Italia si ritenesse significativamente insoddisfatta non esiterebbe a votare contro”. Per meglio negoziare, il premier e’ giunto a Bruxelles con i ministri per gli affari europei Enzo Moavero, dell’agricoltura Mario Catania e per la coesione territoriale Fabrizio Barca.

”Sono convinto che un accordo equilibrato e’ a portata di mano”, ha detto Van Rompuy esprimendo in apertura del Vertice un certo ottimismo, nonostante le distanze tra le posizioni in campo rese ancora piu’ siderali dal ‘gelo’ della vigilia tra Francia e Germania.

Le posizioni tra i governi ”sono troppo lontane”, quindi ”non vedo come si possa trovare un accordo” anche perche’ ”Van Rompuy ha poco margine di manovra”, ha invece dichiarato il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz.

L’ Eurocamera ”non approvera”’ un bilancio che si discosti dal ”livello appropriato che e’ quello proposto dalla Commissione” Ue, ha ribadito Schulz. E le prime dichiarazioni ‘a caldo’ dei leader non lasciano troppo sperare. Le richieste francesi ”sono state parzialmente ascoltate” ma ”non sono ancora soddisfatto”: ha detto il presidente francese Francois Hollande, ricordando che il nuovo quadro finanziario deve ottenere obbligatoriamente l’Ok del Parlamento europeo. Hollande ha detto di ritenere ”poco probabile” un’intesa.

”Dubito che troveremo un accordo”, ha concordato la cancelliera Angela Merkel. Ma mentre Hollande chiede meno tagli, la Merkel ne chiede di piu’. La cancelliera tedesca e’ partita da Bruxelles come era arrivata: dichiarando che sara’ probabilmente necessario un nuovo Vertice. ”Avanzeremo un po’, ma non credo che si trovera”’ il compromesso tra i 27 sulla base dell’ultima proposta Van Rompuy, ha affermato. Scontata l’insoddisfazione del premier britannico David Cameron che, contrario anche al piu’ piccolo aumento, ha pre-annunciato da settimane il suo veto. Londra non e’ soddisfatta degli 80 miliardi di tagli proposti da van Rompuy e chiede una sforbiciata di almeno cento. ”L’ultima proposta è un passo avanti nella giusta direzione, ma non si fa abbastanza e si puo’ fare di piu’ per ridurre la spesa”, ha detto il portavoce di Cameron. La Gran Bretagna resta determinata anche a difendere con le unghie e con i denti lo sconto ottenuto ai tempi della Thatcher. Insomma, un ritorno al punto di partenza con Monti che mette le mani avanti e dice: ”Si puo’ chiudere anche domani, ma non e’ detto che ci si riesca e non sarebbe un dramma non riuscirci”.

BRUXELLES – Bocciato dal Parlamento europeo, ma promosso dai governi. Dal prossimo 15 dicembre il lussemburghese Yves Mersch entrera’ nel ‘board’ della Bce. Il Consiglio Ue, come ampiamente previsto, non ha avuto dubbi. Solo la Spagna ha votato contro. Tutti gli altri hanno ignorato la protesta del Parlamento europeo per avere almeno una donna nel consiglio esecutivo della Bce ed hanno deciso di avallare la nomina. Mersch prende il posto dello spagnolo Jose’ Gonzalez Paramo, decaduto il 31 maggio scorso. Dopo quasi sei mesi l’esecutivo dell’Eurotower torna cosi’ al completo. Ma per l’Eurocamera la scelta del Consiglio europeo e’ un nuovo strappo alla democrazia.

”Solo la Spagna ha votato contro”, ha riferito il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, che di Mersch e’ connazionale e che ha lanciato la sua candidatura ai primi di maggio. ”Il premier Rajoy – ha aggiunto – ha affermato che non era una posizione contro Mersch, ma che riteneva non fosse rispettato l’equilibrio geografico e demografico. Nessuno lo ha seguito, quindi il presidente Herman Van Rompuy ha constatato che c’era la necessaria maggioranza qualificata ed ha definitivamente convalidato la nomina”.

Durissima la posizione di Sharon Bowles, britannica, lib-dem, donna, presidente della Commissione economico-finanziaria del Parlamento nonche’ candidata governatore della Banca d’Inghilterra. ”La Bce ha ora un membro del suo organo piu’ alto privo di un mandato democratico” ha dichiarato, sottolineando che i governi ”hanno dato un chiaro segnale di quale sia la loro idea di democrazia”. Era stato da lei e dalla francese Sylvie Goulard che era partita l’idea di bloccare la nomina di Mersch prima ritardando l’audizione parlamentare, poi proponendo un voto contrario di protesta. Il Parlamento aveva chiesto a Juncker di cambiare candidato, di proporre il nome di una donna. La protesta e’ stata sostenuta dal voto della plenaria di Strasburgo. Ma nella procedura di nomina dei membri della Bce il parere del Parlamento e’ solo consultivo. Il peso politico e’ pero’ cosa diversa. Cosi’ la Bowles ha lanciato l’avvertimento: ”I cittadini faranno capire dalle urne cosa ne pensano”.

E mentre si inasprisce il negoziato sul bilancio pluriennale, si allarga il solco tra Consiglio e Parlamento europeo.

Sommariamente quattro le squadre in campo:

– FALCHI EUROSCETTICI: Gran Bretagna, col sostegno della Svezia.

– RIGORISTI: guidati dalla Germania che ‘produce’ il maggior numero di brevetti ed è interessata a non tagliare i fondi in ricerca e sviluppo. Con la Merkel senza tentennamenti: Olanda, Danimarca, Finlandia. Ci sarebbe anche l’Austria che però chiede ‘forte’ Pac ed è pronta al veto se le toccano lo sconto.

– EUROPEISTI: Francia e Italia i leader. Tagli sì, ma moderati. Per Parigi intoccabile la politica agricola. Noi rischiamo di perdere tanto 4,5 mld di fondi agricoli quanto il 20% dei fondi di coesione vitali per il sud. E paghiamo gli sconti di tutti. Nel gruppo anche Spagna (appesa però al filo degli aiuti che le devono arrivare alle banche), Lussemburgo e Belgio.

– AMICI DELLA COESIONE: tutti i ‘recipienti netti’, dicono no ai tagli per la ‘convergenza’. Condotti dagli arrabbiatissimi Portogallo e Repubblica Ceca, coagulano Grecia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Irlanda, Cipro, Malta, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovenia e Slovacchia. Ci sarebbe anche la Polonia, ammorbidita però dal nuovo meccanismo di distribuzione dei fondi regionali che la avvantaggerebbe anche in caso di tagli. (ANSA)