
Fonte: Istock
La Bce si prepara alla sua prima riunione del 2025 e, secondo i pronostici, dopo i quattro tagli dei tassi di interesse dello scorso anno, continuerà sulla stessa strada. Nella riunione in programma il 30 gennaio si attende infatti la decisione di un ulteriore taglio del costo del denaro, ora al 3,15%, che con ogni probabilità sarà di un quarto di punto, e gli analisti che prevedono un secondo ribasso anche nella riunione di marzo.
Decisioni che, inevitabilmente, si ripercuoteranno sul mercato dei mutui che, con tre tagli entro giugno vedranno un abbassamento della rata mensile, per chi ha un finanziamento a tasso variabile, fino a 58 euro. I calcoli sono quelli di MutuiOnline.it.
Bce taglia ancora i tassi: gli effetti sui mutui
Secondo il comparatore difatti, il TAN medio per i mutui a 20 e 30 anni a tasso variabile è sceso a dicembre sotto il 4%, attestandosi al 3,93%, mentre le migliori offerte si fermano al 3,49%. Se la Bce dovesse decidere per taglio di un quarto di punto percentuale nella prossima riunione, il TAN medio scenderebbe al 3,68%, con il migliore che si abbasserebbe al 3,24%.
A conti fatti, considerando un mutuo da 150.000 € della durata di 20 anni, la rata media potrebbe quindi scendere dai 903 attuali a 884 euro, per un risparmio fino a 19 euro al mese e 4.700 euro sugli interessi del finanziamento.
Ma il tasso fisso continuerà a essere più conveniente, alla luce di tassi di interesse decisamente più bassi anche se, come affermano da MutuiOnLine.it, la situazione potrebbe cambiare nel corso dei prossimi mesi. Entro la fine del 2025, se la banca centrale dovesse realizzare gli ulteriori tagli stimati dagli analisti, tasso fisso e variabile dovrebbero allinearsi, “il tutto a vantaggio dei consumatori che avrebbero a disposizione una gamma ancora più ampia di soluzioni tra cui scegliere” sostiene MutuiOnline.
Lagarde: taglio di 50 pb? Nessuna riluttanza
La numero uno dell’istituto di Francoforte nel corso del Forum di Davos ha parlato, tra i vari temi, anche del percorso dei tassi, sostenendo che “dipenderà dai dati, ma movimenti graduali sono quelli che al momento mi vengono in mente”. “Al momento siamo ben posizionati per raggiungere il nostro target in modo sostenibile” nel corso del 2025. E alla domanda se sia possibile un taglio di 50 punti base, Lagarde ha spiegato che non c’è riluttanza a considerare un taglio più grande dei 25 punti ma “siamo partiti presto e con mosse graduali” e l’idea è di continuare su questa strada anche se la Bce è pronta a fare quello che è necessario se ce ne fosse bisogno
Cosa decideranno BoE e FED?
Ma non sarà solo la Banca centrale guidata da Christine Lagarde a decidere la direzione dei tassi di interesse. In ballo ci sono anche la Banca d’Inghilterra e la Federal Reserve.
La prima si riunirà solo nella prima settimana di febbraio e secondo gli analisti il calo dell’inflazione (dal 2,6% di novembre al 2,5% di dicembre) e la crescita anemica nel Regno Unito spingeranno con buona probabilità la banca centrale verso la strada dell’allentamento, con un taglio previsto di 25 punti base.
Un giorno prima della Bce, il 29 gennaio ad aprire le danze sarà la Federal Reserve che, con tutta probabilità, è avviata verso la decisione di lasciare inalterati i tassi di interesse, dopo che i tre tagli consecutivi operati nella seconda metà del 2024 hanno portato il tasso ufficiale nel range 4,25-4,50%. Considerando da una parte l’occupazione vicina ai massimi storici e dall’altra l’inflazione che rimane alta, al 2,7% per il momento non sembra esserci margine per ulteriori tagli, che sono rimandati alle prossime riunioni. Su tutto però pesa l’incognita Trump e la maggior parte degli analisti prevede tagli non oltre il mezzo punto percentuale nel corso di tutto il 2025.