Gennaio sta per chiudersi, ma gli appuntamenti che contano, nel 2018 dei mercati finanziari, si trovano tutti nelle prossime pagine del calendario. La riunione Fed del 31 gennaio, l’ultima presieduta da Janet Yellen, non sarà infatti quella decisiva. Gli analisti guardano con maggiore attenzione al meeting del 21 marzo, il primo sotto la guida di Jerome Powell, il cui mandato parte il 3 febbraio. Fino ad oggi il governatore in pectore ha mantenuto una posizione defilata. In quell’occasione potrebbe invece prendere posizione su alcuni temi cruciali: per esempio l’ipotesi di modificare uno dei due mandati della Federal Reserve, ovvero il target d’inflazione al 2%, che alcuni membri del Fomc (il comitato operativo di politica monetaria) vorrebbero alzare sopra l’attuale soglia, con l’obiettivo di spingere il mercato ad incorporare aspettative di rialzo dei tassi più in linea con quelle della stessa Fed.
Per Mario Draghi, invece, reduce dalla recente conferenza stampa del 25 gennaio, le date più importanti saranno l’8 marzo, il 14 giugno, il 13 settembre e il 13 dicembre. Il motivo? La sovrapposizione tra il meeting del Consiglio Direttivo e le proiezioni macro-economiche degli economisti di Francoforte, che rappresentano l’occasione per un periodico check up sulla strategia della banca centrale. Vale la pena ricordare che settembre “scade” il programma di acquisti da 30 miliardi di euro su base mensile. Draghi ha abituato gli investitori ad annunciare eventuali cambi di rotta di politica monetaria con un anticipo di circa tre mesi, quindi il momento propizio per annunciare le successive tappe del percorso di normalizzazione dovrebbe essere a metà giugno.
Una settimana più tardi, il giorno 22, si riunisce l’Opec. All’ordine del giorno, la decisione di confermare o meno i tagli alla produzione concordati lo scorso novembre dai Paesi esportatori di greggio con la Russia. Intanto, nelle ultime settimane, le quotazioni sembrano essersi stabilizzate a un soffio dai 70 dollari al barile (brent), complice la persistente debolezza del biglietto verde. La prosecuzione dei tagli potrebbe dipendere anche dalle tempistiche della quotazione di Saudi Aramco, la compagnia petrolifera nazionale, come spiega Antonio Cesarano, responsabile strategie di Mps Capital Services Banca per le Imprese, sull’Economia del Corriere della sera. “Il governo vuole verosimilmente mantenere alte le quotazioni del greggio per assicurare il successo dell’operazione – osserva l’economista di Mps Capital Services -. Se l’Ipo dovesse concretizzarsi prima di quella data, le pressioni esercitate dai sauditi per mantenere gli impegni in termini di congelamento della produzione, finirebbero per attenuarsi”.
Un capitolo a parte riguarda la politica, in senso lato: da segnare in agenda ci sono il G7, che si riunisce l’8 e 9 giugno in Quebec, il G20 di Buenos Aires, a fine novembre, e il classico appuntamento di fine agosto, il simposio annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole. Senza dimenticare le elezioni: si parte il 4 marzo con le politiche in Italia. È uno dei appuntamenti chiave: l’ipotesi più probabile per il dopo-voto è quella di una grande coalizione, ma gli analisti non escludono una vittoria della coalizione di centro destra, né – sarebbe lo scenario peggiore secondo gli operatori – un’alleanza tra forze anti-establishment. Seguono le presidenziali russe del 18 marzo, le elezioni generali in Ungheria (aprile/maggio), il voto in Egitto (8 maggio), Messico (11 luglio), Brasile (7 e 28 ottobre) e le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti (6 novembre): un appuntamento da non sottovalutare, in una fase molto concitata dei rapporti tra repubblicani e democratici al Congresso. Una vittoria dei secondi, secondo qualche analista, renderebbe concreta la possibilità di avviare la procedura di impeachment a carico del presidente, Donald Trump.