Economia

BCE: nuovo taglio dei tassi questa settimana, e dopo?

La Banca Centrale Europea (BCE) si appresta a effettuare il sesto taglio consecutivo dei tassi di interesse nella riunione del Consiglio direttivo di giovedì 6 marzo. La mossa, ampiamente prevista dal mercato, porterà  il tasso sui depositi dal 2,75% al 2,50%. Se non fosse per il presidente Usa Donald Trump – dicono da più parti gli analisti – il compito di Christine Lagarde, governatore della BCE, potrebbe essere relativamente semplice. La crescita è ancora debole, l’inflazione sembra ancora scendere verso il 2% e i dati a cui l’istituto di Francoforte attribuisce importanza, come l’aumento dei salari e del credito, non sono sufficienti a impedirle di allentare ulteriormente la politica. Tuttavia, le incertezze legate ai dazi e ai prezzi dell’energia potrebbero influenzare le decisioni future della BCE, rendendo più complesso il percorso verso una politica monetaria meno restrittiva.

BCE rischia spaccatura interna

Una cosa appare certa: dopo il taglio di questa settimana gli osservatori sono tutti d’accordo nel ritenere come molto probabili tensioni all’interno del Consiglio direttivo, con alcuni membri “falchi” che hanno già espresso preoccupazioni riguardo a ulteriori riduzioni.  Lo dimostrano le ultime dichiarazioni dei membri del Comitato Esecutivo della BCE.

Se presidente Christine Lagarde ha recentemente sottolineato come le condizioni economiche in Europa restino ancora restrittive, suggerendo la necessità di ulteriori misure per sostenere la crescita, Isabel Schnabel ha suggerito che l’istituto dovrebbe valutare di fermare il percorso dei tagli dei tassi di fronte ai rischi al rialzo per l’inflazione.

Come fanno notare a questo proposito gli analisti di ING, dopo il taglio dei tassi di 25 punti base di questa settimana, il tasso di riferimento si collocherebbe all’estremità superiore della fascia neutrale dei tassi di interesse. La domanda principale è fin dove quanto si spingerà la BCE.

“I funzionari della BCE più critici, come Isabel Schnabel, hanno iniziato a opporsi a ulteriori tagli dei tassi. La comunicazione cruciale da tenere d’occhio è se la BCE toglierà l’etichetta “restrittiva” dalla sua posizione ufficiale. In tal caso, una pausa nel ciclo di tagli dei tassi potrebbe diventare un’opzione. In caso contrario, l’attuale ritmo di tagli dei tassi continuerà” si legge in una nota, in cui si ritiene probabile che la BCE eviti di fornire una forward guidance a causa dell’elevato livello di incertezza. Questo perché “gli indicatori macro possono diventare rapidamente obsoleti in un contesto politico attualmente molto rapido e talvolta irregolare. Ad esempio, i dazi statunitensi sulle merci europee o un accordo di pace in Ucraina potrebbero avere un impatto significativo sull’economia dell’eurozona in entrambe le direzioni, positiva e negativa”. Alla fine – concludono da ING –  “riteniamo che la debolezza strutturale dell’economia dell’eurozona, le tariffe incombenti e la minore pressione inflazionistica dovuta alla svolta del mercato del lavoro costringeranno la BCE a ridurre i tassi almeno al 2%, anche se non tutti i membri della BCE potrebbero gradire”.

Gli analisti di Barclays hanno dichiarato in una nota ai clienti questa settimana che la BCE potrebbe essere costretta a scendere ancora di più, se Trump procederà con le sue varie minacce.

“Un’ulteriore escalation della guerra commerciale tra gli Stati Uniti e [l’eurozona] avrà probabilmente conseguenze notevoli sull’attività economica nell’area dell’euro”, sostengono Mariano Cena e Saadalla Nadri-Yazji, interrompendo le catene di approvvigionamento, creando colli di bottiglia nella produzione e, “soprattutto, generando incertezza e quindi ritardando le decisioni di investimento e consumo’.

Cosa dicono gli analisti

Gli analisti sono tutti concordi nel ritenere che questa settimana l’istituto di Francoforte procederà con un taglio dei tassi di 25 punti base, tuttavia, con l’inflazione che si avvicina all’obiettivo del 2%, le ragioni per ulteriori tagli sembrano diminuire, nonostante un’economia ancora debole e molti rischi all’orizzonte. Inoltre, come detto, le tensioni all’interno del Consiglio direttivo potrebbero influenzare le decisioni future, rendendo meno certa la traiettoria dei tassi nel medio termine.

Secondo Ulrike Kastens, Senior Economist di DWS, dopo il taglio dei tassi a marzo, il margine di manovra si ridurrà:

“Le opinioni all’interno della BCE sono sempre più divise su quanti tagli dei tassi ci si possa aspettare nei prossimi mesi, con quale rapidità verranno attuati e se la politica monetaria attuale sia già restrittiva. I futuri sviluppi dipenderanno anche dalle nuove previsioni di crescita e inflazione. Considerando gli indicatori di fiducia deboli, ci aspettiamo che la previsione del PIL per il 2025 venga ulteriormente rivista al ribasso rispetto all’attuale 1,1%. Per quanto riguarda l’andamento dell’inflazione, dovrebbe aumentare la fiducia nel fatto che si avvicinerà all’obiettivo del 2,0%, anche se sono possibili lievi deviazioni sia al rialzo che al ribasso. Entrambi i fattori suggerirebbero ulteriori riduzioni del tasso sui depositi, che dovrebbe attestarsi intorno al 2,0% entro l’estate. Data l’elevata incertezza economica e politica, la BCE probabilmente continuerà ad adottare un approccio basato sui dati, valutando le decisioni riunione dopo riunione”.

Dato per scontato un taglio di 25 punti base per questa settimana, gli analisti di Goldman Sachs non escludono una pausa in aprile anche se le  previsioni di crescita contenuta, la disinflazione di fondo spinge a ritenere possibili tagli sia ad aprile che a giugno.