Settimana chiave, quella in partenza oggi, per il costo del denaro della zona euro. Giovedì 12 dicembre, la BCE si riunirà per decidere se tagliare o meno il costo del denaro. Secondo l’ultimo sondaggio della Reuters, tra i 75 economisti sentiti, tutti tranne due, prevedono un altro taglio dei tassi da 25 punti base, in quello che, se confermato, sarebbe il quarto taglio di questa entità del 2024. Gli altri due economisti prevedono una riduzione da 50 punti base. Oltreoceano, invece, si dovrà aspettare il 18 dicembre per capire quale sarà la prossima mossa della Fed, anche se indicazioni utili potrebbero arrivare dai dati dell’inflazione Usa in calendario mercoledì 11.
Non escluso taglio da 50 punti base
Tra chi non esclude un taglio più sostanzioso di 50 punti base, ci sono gli analisti di eToro, che in una nota odierna scrivono:
“Nonostante i recenti dati deboli e l’inflazione ormai allineata al target abbiano sollevato la possibilità di un taglio più aggressivo di 50 punti base, il consiglio direttivo dovrebbe optare per un approccio più cauto, scegliendo un taglio di 25 punti base. Tuttavia, potrebbe essere lasciata aperta la porta a interventi più significativi nei prossimi mesi, seguendo l’approccio “data dependent” tipico della BCE” si legge nella nota.
David Pascucci, Analista dei Mercati per XTB , si attende un taglio dello 0,25% dal 3,4% al 3,15% anche se – come spiega – le condizioni per un taglio più aggressivo si potrebbero vedere “qualora ci fossero dei peggioramenti del mercato del lavoro, peggioramento che al momento non vediamo sui dati ufficiali che ancora vedono un mercato del lavoro solidissimo, ma solo su carta”.
Parlando della riunione di giovedì, Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO, spiega che mentre si discuterà probabilmente se tagliare di 25 o 50 punti base nella riunione di giovedì,“riteniamo che la BCE taglierà il tasso sui depositi di 25 punti base, dal 3,25% al 3%”.
“Dal punto di vista della gestione del rischio, a un livello ancora restrittivo del 3%, qualsiasi shock al rialzo sull’inflazione può essere potenzialmente affrontato con un ritmo più lento di riduzioni dei tassi in futuro, mentre il taglio dei tassi offre una protezione aggiuntiva contro i rischi al ribasso. Riteniamo che le nuove proiezioni macroeconomiche dello staff dell’Eurosistema, compresi i numeri inaugurali del 2027, mostreranno probabilmente un’inflazione intorno all’obiettivo dalla metà del 2025 in poi. Tuttavia, affinché l’inflazione si evolva in linea con le aspettative della BCE e converga in modo duraturo verso l’obiettivo nel 2025, la crescita del costo del lavoro per unità di prodotto che torna a livelli ampiamente coerenti con un’inflazione del 2% rimane il prerequisito più importante. Data l’incertezza intorno all’intervallo di neutralità e l’inflazione interna ancora troppo elevata, che riflette in gran parte le persistenti pressioni sui prezzi nel settore dei servizi, è probabile che i tassi continuino a scendere verso la neutralità in modo graduale”. Guardando avanti, Veit conclude che “la valutazione di un tasso terminale di circa l’1,8% per la seconda metà del prossimo anno rimane sostanzialmente coerente con le nostre stime sul tasso neutrale per l’area dell’euro”.
Anche per David Zahn, Head of European Fixed Income di Franklin Templeton, la BCE dovrebbe mantenere il suo approccio graduale all’allentamento monetario, attuando tagli di 25 punti base ad ogni riunione fino a quando i tassi non scenderanno al di sotto del 2%.
“Mentre le decisioni di politica monetaria continueranno a dipendere dai dati, il deterioramento degli indicatori economici, in particolare la crescita lenta dell’Europa, sostiene il proseguimento dell’allentamento. Nonostante le turbolenze politiche in corso in Francia e in Germania, è improbabile che la BCE si discosti dal suo corso. L’inflazione dovrebbe rimanere al di sotto del target fino al 2026, con tassi che potrebbero avvicinarsi all’1% entro la fine del 2025.”
Cosa aspettarsi dopo il 12 dicembre
Sempre secondo l’ultima indagine Reuters, circa l’80% degli interpellati – 60 su 75 – ha previsto altri due tagli dei tassi nel prossimo trimestre. Si tratta di una percentuale maggiore rispetto a circa il 70% di novembre. Trentanove hanno previsto altri due tagli da 25 punti base nel secondo trimestre, il che farebbe scendere il tasso al 2%.
Più del 75% degli economisti interpellati si aspetta che i tassi calino al 2% o sotto entro la fine del 2025. Anche in questo caso si tratta di una percentuale più solida rispetto al 70% di novembre e al 60% circa di ottobre, il che fa pensare che le probabilità propendono per più tagli che meno.