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Azioni, Cina tra i grandi emergenti di MSCI: è la svolta

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Oggi le Borse cinesi hanno festeggiato la notizia secondo cui i titoli azionari del Dragone saranno inseriti nell’indice globale mercati emergenti di Msci, uno dei più grandi provider di indici finanziari nel mondo. L’inclusione, definita ‘svolta’ e ‘pietra miliare’ dagli analisti, inizierà a maggio 2018 e la seconda fase del processo si evolverà in agosto. Le azioni di categoria A peseranno lo 0,5% nella composizione dell’indice Msci. Rimandata la decisione sull’Argentina, mentre è stata inserita nella watch list l’Arabia Saudita.

La notizia ha entusiasmato i mercati cinesi, con i trader che hanno preso d’assalto i titoli dell’azionario della Cina. Le Borse hanno raggiunto i massimi di 18 mesi. L’indice CSI 300, dove sono inclusi i gruppi quotati alla Borsa di Shanghai e di Shenzhen, ha guadagnato l’1,2% salendo ai livelli di chiusura più alti dalla fine del 2015. Pechino sta tentando di aprire i suoi mercati finanziari al mondo intero, per attirare preziosi capitali esteri. Secondo un funzionario dell’Msci fino a 17 miliardi di dollari potrebbero confluire nelle Borse cinesi.

Abhishek Kumar, Lead Investment Manager per il debito dei mercati emergenti di State Street Global Advisors, ha spiegato l’impatto molto positivo che la decisione avrà anche sull’obbligazionario e sulle prospettive di una inclusione dei bond cinesi all’indice EM Fixed income JPM.

L’inclusione della Cina nell’indice EM Equity di Msci vene ritenuta “una notizia positiva anche per il reddito fisso” visto che apre le porte al mercato obbligazionario cinese da migliaia miliardi di dollari. “L’approvazione di Msci apre la possibilità che anche l’equivalente obbligazionario Bond Connect sia implementato; ciò ridurrebbe i timori degli indici obbligazionari circa l’accesso al mercato dei Bond in Cina (CIBM). La banca centrale PBOC ha allentato le norme di regolamentazione e i controlli facilitando già l’accesso al mercato CIBM, tuttavia il processo richiede del tempo e altri aspetti operativi sono necessari”.

Kim Catechis,  Head of Global Emerging Markets di Martin Currie (Legg Mason)

Non abbiamo motivo per essere troppo eccitati da quest’ultima proposta. Con un’inclusione iniziale sotto il 5%, l’impatto sugli altri indici dovrebbe essere limitato, visto che le azioni di categoria A (A-shares)dovrebbero pesare solo per lo 0.1% dell’MSCI All Country World Index, lo 0.5% dell’MSCI Emerging Market e lo 0.6% dell’Asia (Giappone escluso).

L’impatto sarà maggiore quando verranno inclusi più titoli del mercato A-share. Per capire quanto potrebbe volerci, la Corea del Sud è entrata nell’indice con il 20% del suo mercato nel 1992 ed è arrivata al 100% nel 1998; Taiwan è entrato con il 50% del suo mercato nel 1996 e ha raggiunto il 100% nel 2005.

Il quarto tentativo di ingresso delle A-share cinesi rappresenta un primo passo molto più appetitoso per gli investitori, soprattutto perché l’ingresso vero e proprio non ci sarà prima di maggio 2018. Tuttavia, per gli investitori internazionali ci sono ancora temi che destano preoccupazione, come quello sul controllo del capitale.

Il mercato delle A-share è ancora considerato un’opzione più costosa rispetto ad altre, poiché ci vogliono ritorni molto alti per compensare l’aumento di volatilità dei prezzi delle azioni domestiche. Il livello di trasparenza delle aziende domestiche cinesi è inferiore a quanto gli investitori internazionali vorrebbero.

Un settore del mercato A-share che potrebbe risultare interessante è quello delle aziende di energia rinnovabile. Tuttavia, questo interesse è puramente teorico, poiché è un settore dove operano aziende molto giovani, con una bassa capitalizzazione  – perciò al momento non ci sono azioni di questo settore del mercato A-share in cui investire.

Greg Kuhnert, Manager dell’All China Equity Strategy di Investec Asset Management

Siamo davanti a una svolta decisiva nell’evoluzione dei mercati azionari domestici della Cina.

L’MSCI ha finalmente inserito nei suoi indici il secondo più grande mercato azionario del mondo, grazie alla migliorata accessibilità proveniente dai programmi Hong Kong e Shanghai/ Shenzhen Connect.

Il fattore di inclusione è relativamente contenuto: inizialmente saranno 222 i titoli China A large Cap inseriti e si prevedono afflussi iniziali per soli 1.5 miliardi di dollari americani, ma questo sarà solo l’inizio.

Per gli investitori globali, le A shares cinesi offrono la possibilità di investire in un universo ampio di idee con oltre 3000 azioni di tipo A quotate che secondo noi ben rappresentano l’economia cinese e i suoi nuovi fattori che ne guidano la crescita. Esse sono anche in grado di offrire il vantaggio di una maggiore diversificazione dal punto di vista della volatilità complessiva del portafoglio.

Riteniamo che nel lungo periodo la Cina, come Paese, svolgerà un ruolo molto importante nei portafogli regionali ed emergenti e potrebbe diventare una asset class unica per gli investitori nel mondo.

Sean Taylor, CIO APAC di Deutsche Asset Management

“Nel breve termine, l’inclusione nell’indice MSCI Emerging markets avrà inizialmente un effetto limitato sulla quantità di capitali esteri che confluiranno nel mercato cinese. In primo luogo, le azioni avranno un peso solo dello 0,73% dell’indice globale MSCI mercati emergenti, con un flusso di capitale stimato di 14 miliardi di dollari tra gestione attiva e passiva”.

“In secondo luogo, l’inclusione inizierà solo nel maggio 2018 e nell’agosto 2018. Nel breve termine, il mercato delle azioni di categoria A è soggetto al rischio di una stretta di liquidità dovuta alla riduzione della leva finanziaria, a un sistema bancario ombra più lento e ad una crescita più bassa dell’M2. Ci aspettiamo che le H share e le società cinesi quotate negli US dominino l’interesse degli investitori.

A medio termine, la decisione di MSCI dovrebbe migliorare l’interesse degli investitori e la fiducia nel mercato delle azioni di categoria A. Questi titoli sono attualmente negoziati nel Connect Program, il che significa un accesso al mercato delle azioni A cinesi molto più allargato da parte degli investitori globali. Ciò ha anche eliminato la preoccupazione del rimpatrio di capitali.

“È una pietra miliare importante per una rappresentazione in futuro più significativa delle azioni A nell’indice e una maggiore rilevanza delle azioni cinesi nel portafoglio degli investitori globali “.