(Teleborsa) – Accordi di settore che individuino “costi minimi di esercizio” nell’autotrasporto si traducono in tariffe minime che, anziché garantire il soddisfacimento di standard qualitativi e di sicurezza del servizio, assicurano condizioni di redditività anche a coloro che offrono un servizio inefficiente e di bassa qualità. Lo afferma l’Antitrust, in una segnalazione inviata a Governo e Parlamento, alla luce degli emendamenti alla manovra economica approvati in Commissione al Senato (ma successivamente espunti dal testo del maxiemendamento votato dall’Aula) e in vista del Consiglio dei Ministri, convocato per oggi, che ha all’ordine del giorno un decreto legge sull’autotrasporto. L’Antitrust sottolinea che l’esigenza di garantire il rispetto dei parametri di sicurezza può essere comunque soddisfatta attraverso misure più coerenti con i principi della concorrenza: l’esercizio dei poteri di controllo e sanzionatori che la legge attribuisce alle amministrazioni pubbliche competenti, eventualmente rafforzato, consente infatti di rispettare gli standard qualitativi minimi e l’osservanza della normativa in materia di lavoro e di previdenza, senza la necessità di introdurre restrizioni concorrenziali finalizzate unicamente alla protezione dei livelli di reddito dei vettori. Analoghe perplessità suscita l’eventualità, prevista dagli emendamenti, in base alla quale, laddove gli accordi volontari non fossero perfezionati entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della nuova disposizione, i “costi minimi di esercizio” sarebbero comunque determinati dal legislatore.
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