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Atlantia non partecipa al rally, timori su scontro Governo e concessionari

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La riforma delle tariffe continua a essere indigesta per Atlantia (Milano: ATL.MI – notizie) e Sias (Milano: SIS.MI – notizie). Secondo quanto riportato dalla stampa le concessionarie autostradali saranno sottoposte alla regolazione dell’Autorità dei trasporti.

Per le stesse concessionarie autostradali è previsto che siano rivisti entro il 31 dicembre 2012 e con effetto dall’anno successivo i sistemi tariffari dei pedaggi relativi alle concessioni in essere, applicando il metodo del price cap basato sull’inflazione, coefficiente di produttività quinquennale.

Il decreto dovrebbe prevedere anche la revisione degli schemi di concessione e i bandi per le nuove concessionarie. Se confermata, quindi, la manovra porterebbe a una revisione dei meccanismi tariffari sulle concessioni già in essere e non solo sulle nuove, come ipotizzato nei giorni scorsi.

Si tratta di una notizia negativa per il settore in quanto riemerge il rischio regolatorio sui contratti, che sono stati riscritti negli ultimi anni. Il rischio è che si apra un conflitto fra il Governo e i concessionari.

Già nel 2006 il Governo modificò unilateralmente i contratti e la Commissione Europea aprì una procedura di infrazione contro l’Italia che venne chiusa con l’introduzione di nuovi schemi tariffari e la revisione di tutte le concessioni autostradali.

Si ricorda che l’attuale struttura tariffaria per Atlantia si basa su incrementi tariffari pari al 70% dell’inflazione reale più due coefficienti (il X e il fattore K) legati agli investimenti effettivamente completati da Autostrade per l’Italia (il fattore K sulla base del sistema di RAB).

“La parte fondamentale dell’aumento delle tariffe attuali, 70% dell’inflazione reale, è, a nostro avviso, calcolato su un sistema non lontano dal price cap precedente, a parte il fatto che l’inflazione è quella attuale e non quella prevista e che il fattore di efficienza, pari al 30%, è determinato al termine della concessione e non rivalutato ogni cinque anni”, osserva Fabio Picardi, analista di Banca Imi, in una nota di oggi. “L’impatto dei cambiamenti a un sistema di price cap non può quindi essere così significativo per Atlantia”.

Tuttavia, fino a quando il nuovo quadro non sarà chiarito, l’esperto di Banca Imi si aspetta che debolezza e volatilità sul titolo Atlantia. “Ricordiamo che cambiamenti negativi nel sistema tariffario implicherebbero minori investimenti da parte di Atlantia, e questo il Governo probabilmente vorrebbe evitarla. Inoltre, nel passato, Atlantia ha protetto la profittabilità dei suoi investimenti dalle modifiche normative e fiscali. In ogni caso, non escludiamo possibili rischi”, conclude Picardi ribadendo il rating buy e il target price a 16,90 euro sul titolo Atlantia.

Il rischio per Atlantia in questa fase è l’andamento del traffico (atteso debole dagli analisti nel quarto trimestre) e il trend dei tassi di interesse. Per Equita Sias (buy e target price a 8,8 euro, lo stesso giudizio su Atlantia ma il target è a 14 euro) rimane la società più conveniente in Europa (30% di sconto sui peers) e con il leverage più ridotto, 3 volte l’Ebitda.

Mediobanca (Xetra: 851715 – notizie) , che si chiede come sarebbe possibile cambiare l’attuale meccanismo tariffario per Autostrade per l’Italia visto che il contratto unico siglato con il Governo nel 2007 non è modificabile unilateralmente, nota come lo scenario regolatorio e fiscale resta opaco e questo spiega l’attuale debolezza sul titolo Atlantia, su cui la banca conferma il rating outperform e il target price a 16,6 euro, lo stesso giudizio di Intermonte che però ha un target a 12,80 euro.

Invece oggi, contribuendo al calo del titolo, JP Morgan ha ridotto la raccomandazione su Atlantia da overweight a neutral (prezzo obiettivo rivisto da 17 a 13,8 euro), mentre Barclays Capital ha ridotto solo il target di Atlantia da 20,30 a 17 euro e di Sias da 10,3 a 8,7 euro per riflettere, appunto, l’aumento dei tassi risk-free e le ridotte stime sul traffico, ma mantiene overweight su entrambi i titoli alla luce di un potenziale di upside di circa il 30%.

In generale, gli analisti preferiscono attendere il testo finale della manovra per una stima del potenziale impatto, anche perché nella serata di ieri la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emesso una nota che chiarisce che “i testi pubblicati dai giornali sulla presunta bozza del provvedimento sulla concorrenza non corrispondono al documento in lavorazione”.