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Argentina: torna incubo default, crollano Borsa (-38%) e peso

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Tornano alla ribalto i timori di una nuova crisi finanziaria in Argentina. Sulla scia della disfatta del presidente Mauricio Macri alle primarie durante la fine settimana, gli investitori hanno venduto a piene mani azioni, obbligazioni e valuta, provocando un terremoto come pochi nella storia dei mercati.

Ieri lo S&P Merval Index è arrivato a perdere il 48% in quello che è il secondo maggiore calo a livello mondiale negli ultimi 70 anni. L’indice ha poi chiuso in calo del 37,93%. Solo la borsa dello Sri Lanka, riporta l’agenzia Bloomberg, ha fatto peggio nel giugno 1989 arrivando a perdere il 60%.

Nel frattempo il peso è crollato del 25% un record minimo di 60 per dollari mentre i credit-default swap scontano una probabilità del 75% che l’Argentina sospenda i pagamenti del debito nei prossimi cinque anni. Venerdì, la probabilità era solo del 49%.

I suoi titoli di stato denominati in dollari hanno perso circa il 25% in media, spingendo i prezzi a un minimo di 55 centesimi sul dollaro. Nel frattempo, i rendimenti sui titoli a breve scadenza sono saliti oltre il 35%.

A questo punto gli analisti si chiedono se il paese sia diretto verso l’ennesimo default.

“Il mercato sta iniziando a determinare un prezzo di default”, ha affermato Edwin Gutierrez, responsabile del debito sovrano dei mercati emergenti di Aberdeen Asset Management, all’agenzia Bloomberg.

L’Argentina ha una lunga storia alle spalle di crisi finanziarie ed è stato solo nel 2016, con il governo Macri, che il paese è lasciato alle spalle il suo default sovrano più recente. Secondo i dati compilati da Bloomberg, il governo e le sue società controllate hanno attualmente $ 15,9 miliardi in pagamenti di debito denominati in dollari ed euro in scadenza nel 2019,  Ci sono poi altri $ 18,6 miliardi in capitale obbligazionario, prestiti e pagamenti di interessi emessi in pesos.

“Per ora le speranze che l’Argentina diventi un’economia sostenibile e ben funzionante sono state infrante”, ha affermato Patrick Wacker, gestore del fondo per i redditi dei mercati emergenti presso UOB Asset Management Ltd. a Singapore