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Argentina: accordo con l’FMI su ristrutturazione debito da $44 miliardi

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È ufficiale: dopo settimane di negoziato a Washington e Buenos Aires, il governo dell’Argentina, sotto la guida del ministro delle Finanze, Martín Guzmán, ha raggiunto un accordo con una delegazione del Fondo monetario internazionale sulla ristrutturazione del suo debito di oltre 44 miliardi di dollari contratto nel 2018 dall’allora presidente Mauricio Macri. L’annuncio è stato dato dall’Fmi, con un comunicato, in cui si spiega che l’accordo dovrà essere approvato dal Board esecutivo dell’Fmi e sarà trasmesso oggi stesso al Parlamento argentino, che dovrà a sua volta approvarlo.

L’intesa segue il pre-accordo annunciato alla fine di gennaio e prevede, dopo un periodo di grazia di tre anni. un rimborso dei fondi tra il 2026 e il 2034 in cambio del raggiungimento di determinati obiettivi macroeconomici per l’Argentina, tra cui una riduzione progressiva del suo deficit (fino ad un azzeramento nel 2025) e del sostegno finanziario della Banca centrale alla spesa del governo ed un rimborso del dovuto in un decennio fino al 2034,

L’accordo, si legge nella nota emessa dal ministero dell’Economia, “permetterà al Paese di rifinanziare gli impegni assunti nel fallimentare programma Stand By del 2018 che presentava scadenze racchiuse principalmente tra gli anni 2022 e 2023″. Il nuovo programma, prosegue la nota, “mira a continuare a generare le condizioni di stabilità necessarie per affrontare i problemi strutturali esistenti e rafforzare le basi di una crescita sostenibile e inclusiva”.

Argentina: cosa prevede l’accordo

L’intesa con il Fondo, come era già stato anticipato, si basa sullo schema Extended Fund Facility (Eff) che prevede 10 revisioni periodiche su base trimestrale durante i prossimi due anni e mezzo. Il periodo di restituzione, secondo l’accordo, è di 10 anni a partire dal 2026, con una moratoria iniziale di 4 anni e mezzo.

Secondo i termini dell’accordo originale, l’Argentina avrebbe dovuto rimborsare al FMI $ 19 miliardi quest’anno, inclusa una rata di $ 2,8 miliardi in scadenza il 22 marzo, che Buenos Aires non poteva permettersi senza un nuovo accordo. Secondo alcuni analisti, le riserve nette della banca centrale sono cadute in territorio negativo dopo che il governo ha pagato più di 1 miliardo di dollari in capitale e interessi all’FMI. L’inflazione supera il 50 per cento all’anno.

Governo diviso

L’accordo con il FMI, il cui schema è stato presentato per la prima volta a gennaio, ha messo in luce profonde spaccature all’interno della coalizione di governo, una combinazione di moderati allineati con il presidente e un’ala radicale guidata da Cristina Fernández de Kirchner, influente vicepresidente del paese ed ex leader. Fernando Iglesias, un deputato dell’opposizione, ha definito l’accordo “una bomba a orologeria”. Gli economisti hanno espresso scetticismo sul fatto che un governo diviso e impopolare che dovrà affrontare le elezioni del prossimo anno sarà in grado di mantenere i propri impegni e superare regolari revisioni dei fondi.