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Apple, una mega bolla destinata a scoppiare

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Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Francesco Caruso – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

segnalato da specoletta

Con i suoi 505 miliardi di USD di capitalizzazione, il titolo Apple (AAPL) è arrivato a valere oggi, approssimativamente (dati ufficiali Federazione Mondiale delle Borse):

1/30 dell’intero, mostruoso debito pubblico americano

il 15% delle borse di Londra e Tokyo

il 20% delle borse di Shanghai e Hong Kong (chissà cosa ne pensa qualche miliardo di cinesi)

il 26% della borsa canadese

il 42% della borsa australiana

il 43% della borsa tedesca (chissà cosa ne pensa la Merkel)

il 46% della borsa svizzera (che forse è a sua volta un filo sopravvalutata, mi perdonino i miei amici luganesi, visto che vale una volta e mezzo quella russa e quasi come quella tedesca)

il 50% delle borse spagnola e indiana (chissà cosa ne pensa un miliardo di indiani)

il 65% della borsa russa (chissà cosa ne pensa Putin)

il 100% della borsa italiana (chissà cosa ne pensate voi).

Solo per fare un altro esempio, Apple ha 60.400 dipendenti, meno di un terzo della Fiat (quasi 200.000) che pero’ capitalizza 1/60 di Apple. Google, invece, capitalizza “solo” 200 miliardi di USD (tanto per capirci: come tre manovrone salvaitalia, oppure un po’ meno del debito pubblico greco oppure circa 1/12 dell’intero debito pubblico italiano) con 32.000 dipendenti. Viviamo in tempi interessanti.

Quando una bolla si puo’ definire tale? Ne avevo parlato a proposito dell’oro (concludendo che non era in bolla). A mio modo di vedere, una bolla ha tre “hallmarks” tecnici:

1. l’accettazione universale dell’idea di perpetuazione della salita (e mai nella storia dei mercati fu vero come lo è oggi per Apple);

2. l’ECCESSO DI PRESENZA di un asset nei portafogli (specie dei piccoli investitori), non un generico ECCESSO DI VALORE, che è solo figlio del primo;

3. una bolla per esistere ed essere tale deve FAR MALE A TANTI, quando scoppia (e quando la bolla Apple scoppierà, farà MOLTO male a MOLTI).

Apple è – a mio parere – il perfetto esempio di bolla speculativa in fase parabolica.

E’ il contrappasso dantesco del Gas Naturale, che non sale mai e che comincerà a salire solo quando l’ultimo investitore (probabilmente a leva), stremato, lo venderà vicino a zero.

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Provate a dire a un professionista del settore che Apple è in bolla: vi diranno che non è vero, vi diranno che Apple è un’azienda meravigliosa (e lo è senza dubbio) destinata a cannibalizzare tutte le altre aziende del settore sul mercato. E molto probabilmente per qualche mese ancora lui e tutti quelli che sono ultrabullish su Apple avranno ragione. Nessuno, men che meno il sottoscritto, ha la piu’ pallida idea di dove si concluderà questo movimento: anzi, storicamente queste situazioni perdurano ancora qualche mese prima del climax conclusivo, dopo che che qualcuno, tra lo scetticismo generale, comincia a segnalarle. Apple da mesi sale con volumi che scendono. Il ristorante alza i prezzi ma gli avventori sono sempre meno.

Ma attenzione, qui arriva l’Effetto Speciale. Apple è stata ipercomperata come adesso (RSI quarterly sopra 90) solo tre volte nel passato:

1. prima del Crash del 1987
2. sul Grande Top del 2000
3. poco prima del Crash del 2008

Apple – dati trimestrali

Questi sono i dati. Vedete voi.

Pertanto non so quando (penso non tra molto), ma ho qualche idea di piu’ su “come” si concluderà la faccenda, perché la storia si ripete e al posto di Apple, negli ultimi decenni, ci sono stati tanti meravigliosi titoli/mercati di cui si cantavano le sorti magnifiche e progressive e di cui ora si ha solo vago ricordo o che languono a decine e decine di punti percentuali da quando – anni e anni fa – gli ultimi entusiasti compratori li avevano acquistati introrno ai massimi.

Esempi sparsi.

Microsoft, che nel 2000 valeva 53 e ora 31.
Il Nasdaq, che nel 2000 valeva 5500 e ora 3000.
Worldcom – fallita
Enron – fallita
General Electric, che nel 2000 valeva 60 e ora 19
Cisco, che nel 2000 valeva 82 e ora 20
Oracle, che nel 2000 valeva 46 e ora 29
Coca Cola, che nel 1998 valeva 86 e ora 69
La borsa italiana, che nel 2000 valeva 50000 e ora poco piu’ di 16000

Buy & hold, dove sei?

Tutte aziende e mercati meravigliosi che – mentre salivano a parabola – tutti avevano in portafoglio e nessuno discuteva.

Quando un titolo arriva a capitalizzare oltre ogni senso logico, succede SEMPRE qualcosa che lo riporta sulla terra, al di là di ogni giudizio di valore sul suo prodotto. Microsoft negli ultimi 10+ anni ha fatto pena, ma i suoi prodotti li usiamo tutti. La Coca la beviamo tutti, ma è ancora sotto ai massimi di 14 anni fa. Azienda e titolo NON rappresentano sempre la stessa realtà.

Attenzione: opporsi a questi movimenti (= andare short) nella loro fase conclusiva è tuttavia come cercare di fermare un treno impazzito col pensiero. Ma lo scrivente si permette – esattamente come fece tra fine 1999 e inizio 2000 poco prima dello scoppio della bolla di Internet – di suggerire ai suoi lettori di monitorare per bene le proprie eventuali posizioni, alla vigilia di altre strombazzate magnificenze come il collocamento di Facebook, mirabolante azienda sfamatrice di popoli e genti, e magari la stessa Linkedin che – con, udite udite, ben 2116 dipendenti (!) – capitalizza piu’ di Fiat. E chissà cosa ne penserebbe la Camusso se glielo dicessero.

Perdonatemi il sarcasmo e il cinismo, non voglio mancare di rispetto a nessuno, i soldi sono sacri e i mercati sono gli unici giudici di sé stessi: ma qui su Apple siamo alla follia pura, senza che uno – dico uno solo – dei tanti paracommentatori borsistici su web o tv si sia degnato di dire una sola parola sul fatto. Non per dare suggerimenti: solo per “istruzione culturale” del povero investitore e – magari – per amore della ricerca della ragion perduta, per una volta tanto con qualche mese di anticipo sull’ennesima catastrofe che, come al solito, è davanti agli occhi di tutti ma che nessuno ha il coraggio di annunciare.

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