NEW YORK (WSI) – Le potenze mondiali hanno avviato le trattative per mettere fine alle sanzioni della Nazioni Unite contro l’Iran disegnate per punire le ambizioni nucleari della Repubblica Islamica.
I progretti di arricchimento dell’uranio di Teheran continuano ma, complice la crisi in Iraq e Siria dove l’Occidente ha trovato nell’Iran un improbabile alleato delle forze irachene contro i militanti ribelli dell’Isis, le posizioni di Usa ed Europa si sono ammorbidite.
Secondo le rivelazioni in esclusiva di Reuters si starebbe lavorando a una risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti con cui la Nato rinuncerebbe alle sanzioni economiche contro l’Iran, ma solo se prima un accordo sul nucleare venisse raggiunto.
Gli Stati Uniti hanno proposto al presidente Hassan Rouhani di congelare per una decina di anni i programmi di sviluppo del nucleare, che l’Iran sostiene siano veicolati unicamente per scopi civili ed energetici.
I colloqui tra Usa, Cina, Francia, Regno Unito e Russia – i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – con Germania e Iran si stanno svolgendo pochi giorni prima delle difficili trattative sul nucleare iraniano, che riprenderanno la prossima settimana.
Otto risoluzioni Onu – di cui quattro in cui sono imposte sanzioni – impediscono all’Iran di avere programmi di arricchimento dell’uranio e vietano l’acquisto e la vendita di tecnologie atomiche o legate ai missili balistici. In vigore c’è anche un embargo di armi.
L’Iran considera la rinuncia a tali risoluzioni un passo cruciale e il punto di partenza per concedere un ammorbidimento della sua posizione. Le sanzioni sono una base legale per l’imposizione di misure e pene più severe da parte di Usa ed Unione Europea.
Teheran e le sei potenze internazionali stanno cercando di trovare un’intesa comune. L’obiettivo è raggiungere un accordo preliminare entro fine marzo per poi passare a quello definitivo entro il 30 giugno.
In cambio dell’annullamento delle sanzioni contro la Repubblica Islamica, gli altri paesi otterebbero il congelamento delle attività nucleari più sensibili per almeno 10 anni.
Fonte: Reuters
(DaC)