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A Wall Street finale con vendite, sell piu’ intensi sui tecnologici

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Netto peggioramento a Wall Street, con gli indici decisamente in rosso (in tempo reale in home page) con un’ondata consistente di sell proprio verso il finale di seduta, come accade da varie settimane a questa parte. Non c’e’ niente su cui impostare un rimbalzo, con la crisi del debito sovrano in Europa che e’ tutt’altro che superata nonostante il nuovo piano di emergenza varato dal Gruppo dei 20 Paesi industrializzati.

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Il mercato Usa si e’ mosso in una fascia di oscillazione molto stretta per 4/5 della seduta. Gli indici non hanno trovato la forza di trovare alcun punto di appoggio per salire, con S&P500 e Dow Jones inchiodati sulla linea di parita’ e il Nasdaq arretrato a -0.4%, spinto al ribasso dal settore semiconduttori (17 titoli su 18 del comparto, in perdita). Ogni volta che il punto di pareggio e’ stato passato, gli indici sono tornati in rosso. Da quel che si era visto nella prima fase della seduta dunque, gli operatori si aspettavano ci fosse lo stesso tipo di fascia ristretta di trading ma con forzatura della tendenza ribassista anche nella seconda parte (anche per via dell’assenza di altri motivi che fungessero da catalizzatori). Se questo era il quadro a meta’ giornata, a due ore dalla chiusura le vendite sono cresciute di intensita’, il che ha portato il Nasdaq a guidare i ribassi, con un cedimento di -1.7%.

Gli investitori continuano a prendere ispirazione da quello che succede sul mercato valutario. Nella mattina europea sembrava che il mercato Usa fosse destinato ad estendere le pesanti perdite subite venerdi’ quando l’euro e’ scivolato ai nuovi minimi di quattro anni di $1.188. Tuttavia da quel momento la moneta unica ha ripreso quota, favorita anche dai dati positivi degli ordini alle fabbriche di Germania, e al momento cede terreno contro la rivale statunitense, ma decisamente sopra i minimi pluriennali.

A livello di notizie non si segnalano grossi scossoni, anche se durante la conferenza dell’Asco molte imprese biotecnologiche hanno annunciato risultati di laboratorio positivi. Ora che la stagione delle trimestrali e’ conclusa molti analisti hanno iniziato ad esprimere i loro giudizi avendo un quadro piu’ chiaro di quello che ci si dovra’ aspettare dal secondo trimestre. Tra i singoli titoli si mette in mostra Citigroup, mentre cresce l’attesa per la probabile presentazione del nuovo iPhone della Apple.

Intanto non si segnalano nuovi sviluppi sul fronte del debito sovrano, ma il rendimento del bond decennale ungherese ha guadagnato 18 punti base oggi, all’8.18%, lievemente sopra quello della Grecia. Si tratta di un rischio notevole rispetto al 2.57% dell’analogo titolo tedesco.

I commenti da panico dei funzionari di governo ungheresi sono preoccupanti e le incertezze rischiano di compromettere ulterioremente la condizione creditizia di Budapest. A livello psicologico il nuovo piano di emergenza da 440 miliardi di euro del G-20 non e’ servito a molto.

Venerdi’ la Borsa Usa ha accusato la peggiore seduta da febbraio dopo che le cifre sul rapporto occupazionale di maggio hanno spiazzato gli investitori, gia’ preoccupati dalla possibilita’ che la crisi del debito sovrano europea possa contagiare anche l’Ungheria.

Ieri, il presidente dell’Eurogruppo dei ministri finanziari della zona euro, Jean-Claude Juncker, ha tentato di placare i timori circa una crisi del debito ungherese e precisato di non essere preoccupato dai livelli attuali dalla moneta unica.

Sul fronte macro nessun dato e’ previsto prima del suono della campanella. Alle 21 italiane si conosceranno le cifre relative al credito al consumo di aprile, con un consensus che prevede un calo di $2 miliardi dopo l’incremento dello stesso valore del mese precedente. In ambito societario, Talecris Biotherapeutics Holdings balza del 45% circa dopo che Grifols SA ha accettato di comprare la societa’ per $3.4 miliardi.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio sono in lieve rialzo. I futures con consegna luglio segnano un progresso di $0.03 attestandosi a quota $71.54 al barile. Sul valutario la moneta unica viaggia a $1.19628 (-0.44%). L’oro cede $2.20 in area $1215.50 (-0.18%). Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si trova al 3.200% dal 3.195% di venerdi’.