NEW YORK (WSI) – Si allontana la data possibile di una firma dell’accordo sul TTIP il Transatlantic Trade and Investments Partnership: l’accordo sul libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti quasi certamente non sarà siglato sotto l’amministrazione Obama.
L’ultima conferma è arrivata dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che, durante il dibattito d’inaugurazione del Cersaie a Bologna, con l’ex presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e la vicepresidente degli industriali, Lisa Ferrarini, ha sottolineato: “La mia impressione è che sul Ttpi non si chiuderà sotto Obama. Siamo fermi come se avessimo iniziato ieri” ha spiegato Calenda.
I rischi sul futuro dell’accordo aumentano, nel caso in cui alla prossime elezioni Usa dovesse vincere Donald Trump. A quel punto, per Calenda “può succedere ogni cosa”.
Proseguendo sul tema, il ministro ha ricordato che “un presidente al primo mandato non forza sul commercio”, quindi “c’è rischio che si vada al secondo mandato del presidente e sarebbe per me una follia”.
Se Trump dovesse avere la meglio su Clinton “può succedere ogni cosa, se lo chiedono in tanti”.
Non è solo la campagna elettorale Usa a rappresentare una spada di Damocle sull’accordo. Quello che allontana la forma dell’accordo sono le distanze immutate tra le due sponde dell’Atlantico.
Per citarne qualcuna, gli Stati Untiti vorrebbero che l’Unione europea aprisse le porte alla sua carne allevata con gli ormoni e ai prodotti OGM, mentre l’Europa chiede all’America di riconoscere le centinaia di prodotti di origine controllata. Un tasto quest’ultimo particolarmente caro all’Italia, che detiene il maggior numero di prodotti Doc.
Per quanto riguarda il capitolo trasporti, il vecchio Continente spinge per un’apertura del mercato al trasporto marittimo e a quello aereo, mentre gli americani vorrebbero entrare nel campo della sanità e dell’istruzione. Su questi fronti, nessuna delle due sponde dell’Atlantico ha fatto concessioni. Mentre restano distanti le posizioni in tema di appalti pubblici.
Gli Stati Uniti hanno acconsentito alla richiesta di consentire alle imprese europee di partecipare ai loro bandi di gara pubblici, ma non intendono rinunciare al principio del cosiddetto “buy American”, in base al quale le imprese che vincono gli appalti devono utilizzare per almeno il 50% prodotti americani.
Fonte: Investire Oggi