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USA: si dimette Michael Flynn. L’accusa: ricattabile dai russi

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WASHINGTON (WSI) – Una tegola si abbatte sulla nuova amministrazione Trump: si è dimesso Michael Flynn, il generale a capo del National Security Council, l’organo che elabora per il presidente le strategie militari e di politica estera.

L’accusa per Flynn è di essere ricattabile dalla Russia. Le prove: una o più telefonate e contatti definiti compromettenti in cui il generale discuteva con l’ambasciatore russo a Washington, Sergey Kislayak per togliere le sanzioni al Cremlino, cosa per cui non aveva avuto alcuna autorizzazione.

Il colloquio è avvenuto quando ancora il generale non era stato nominato National Security Adviser della Casa Bianca ma il suo incarico era stato già designato. Altra prova: le menzogne dette al vice presidente Mike Pence che chiese a Flynn chiarimenti sui contatti segreti con la Russia.

Tutte prove che, secondo il Dipartimento di Giustizia americano, rendono insostenibile per Flynn mantenere la poltrona di capo del National Security Council e inoltre si è reso ricattabile dai russi che in qualsiasi momento potevano rendere pubbliche le telefonate intercorse. Da qui l’annuncio nella serata delle dimissioni di Flynn, in seguito alle quali il presidente Donald Trump ha nominato Joseph Keith Kellogg Jr. suo consigliere della sicurezza nazionale ad interim.

Nella lettera in cui annuncia le dimissioni, Michael Flynn scrive:

“Nel corso dei miei doveri come futuro national security advisor, ho intrattenuto numerose telefonate con le controparti straniere, con ministeri e ambasciatori. Queste telefonate dovevano facilitare una transizione morbida e cominciare a costrire le necessarie relazioni tra il presidente, i suoi consiglieri e i leader stranieri… Sfortunatamente, a causa del corso veloce degli eventi, ho inavvertitamente dato informazioni incomplete sulle mie telefonate con l’ambasciatore russo al vice presidente eletto e ad altri . Mi sono sinceramente scusato con il presidente e con il vice presidente, che hanno accettato le mie scuse”.