Società

Tragedia in mare, 400 dispersi. Italia propone a Ue migration compact

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ROMA (WSI) – Un’altra tragedia del mare è quella appena avvenuta nel Mediterraneo, il cimitero di tanti profughi in fuga da guerra, miseria e disperazione. All’indomani della visita di Papa Francesco a Lesbo oltre 400 profughi, la maggior parte dei quali somali, sarebbero dispersi in mare nel tentativo di raggiungere l’Italia dall’Egitto. A scriverlo il Mail online citando la Bbc in Arabo, che a sua volta cita media locali. Ieri sera sei cadaveri sono stati recuperati su un gommone carico di migranti diretto verso l’Italia, che si trovava nel Canale di Sicilia, a circa 20 miglia dalle coste libiche.

E mentre si consumano queste ulteriori tragedie, arriva il primo vero test per il patto sull’immigrazione, il migration compact che l’Italia ha proposto all’Ue proprio al fine di ridurre i flussi migratori. Il documento voluto da Matteo Renzi sarà oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa dei Ventotto.

Documento la cui idea di base è la rivisitazione approfondita e articolata dell’accordo Ue-Turchia, da attuare seguendo quello che, per il governo, è una sorta di percorso obbligato per arrivare a una gestione ordinata dei flussi e garantire la sopravvivenza di Schengen. Come ha spiegato il ministro dell’Interno Alfano:

“Quello che vale nel rapporto Ue-Turchia deve valere nel rapporto Ue-Paesi dell’Africa: se tu mi aiuti io ti aiuto”.

L’esame che comincia oggi all’Ue sarà più che altro una discussione ampia ma sicuramente un banco di prova per l’Italia e il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, avrà quindi modo di verificare l’accoglienza che i suoi colleghi intendono riservare al migration compact.

Ma un altro argomento sarà posto all’ordine del giorno e riguarda la situazione in Libia e la possibilità di allargare il raggio di azione della missione fin entro le acque territoriali libiche, un’ipotesi che potrà però essere eventualmente tradotta in realtà solo se e quando ci sarà un’esplicita richiesta da parte delle autorità di Tripoli e il via libera dell’Onu.