Economia

Tasse: ansia da fisco per imprenditori italiani

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NEW YORK (WSI) – L’ansia da fisco continua a investire gli imprenditori italiani.  Secondo la CGIA, Confederazione Artigianato, nonostante il buon funzionamento degli studi di settore, lo strumento attraverso il quale il fisco, attraverso analisi statistiche ed economiche, rileva il probabile reddito di professionisti e imprese, tra i contribuenti rimane alta la paura di incorrere in controlli fiscali.

Secondo la CGIA, su 3,7 milioni di partite IVA oltre il 75 per cento rispetta le richieste avanzate dall’Amministrazione finanziaria in materia di ricavi. Questi contribuenti, tuttavia, rimangono ancora nel mirino del fisco visto che ogni anno rischiano di subire un accertamento fiscale. Nel 2014, infatti, sono stati 160.000 gli accertamenti in materia di IVA, IRAP e imposte dirette che hanno interessato le imprese potenzialmente soggette agli studi di settore.

“Questa attività accertativa deve terminare – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – e bisogna limitare al massimo il numero di controversie con l’Amministrazione finanziaria per togliere quell’ansia da Fisco che, purtroppo, continua a investire molti piccoli imprenditori”.

Negli anni, segnala l’associazione dei piccoli imprenditori, gli studi di settore hanno garantito un grosso apporto di gettito alle casse del Stato. Dalla loro introduzione (1998) al 2014, a fronte di 46,8 miliardi di euro di maggiori ricavi ottenuti attraverso l’adeguamento spontaneo in sede di dichiarazione dei redditi, questi si sono tradotti in 18,6 miliardi di euro di tasse in più versate all’erario.

Su questo fronte, un’altra denuncia è arrivata dagli artigiani della Cna. “Non è più tollerabile il sacrificio chiesto alle piccole imprese da un fisco che si porta via il 61% del loro reddito, circa 20 punti percentuali sopra la media europea», ha denunciato il segretario generale Sergio Silvestrini. A rendere la tassazione sulle piccole imprese meno vantaggiosa rispetto a quella del resto dell’Europa, sono soprattutto Imu e Tasi sui beni strumentali. “Gli immobili aziendali sono arnesi da lavoro che servono per produrre il reddito che poi viene tassato”.