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Svizzera blocca frontalieri con referendum. La rabbia dell’Italia

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GINEVRA (WSI) – Una nuova batosta per i lavoratori in cerca di fortuna fuori dai confini nazionali arriva dalla Svizzera. Il referendum promosso dal movimento “Prima i nostri” ha decretato la vittoria del sì, circa il 58% di voti favorevoli, all’introduzione di limitazioni all’ingresso dei lavoratori frontalieri nel Canton Ticino.

In realtà la Svizzera non è nuova a iniziative del genere. Già a febbraio del 2014 la maggioranza dei cittadini elvetici aveva votato a favore di un’iniziativa nazionale simile, intitolata “Contro l’immigrazione di massa” ma, stante le difficoltà nel trovare un compromesso interno e con l’Ue, finora quel referendum non è stato ancora applicato.

Oggi però in Canton Ticino i promotori del referendum, su iniziativa del partito della destra nazionalista Udc e dalla Lega dei Ticinesi, promettono di renderlo effettivo.

Il voto per ora non ha effetti pratici immediati e concreti, dal momento che le leggi sul mercato del lavoro sono materia esclusiva del governo centrale di Berna. Tuttavia il Consiglio di Stato ticinese ha ricordato i problemi di applicazione del referendum ma ha anche annunciato che presto verrà costituto un gruppo di lavoro per elaborare un testo di legge che applichi il nuovo articolo costituzionale.

In ogni caso l’esito del referendum è un chiaro messaggio al governo centrale ma anche ai governi stranieri. Specie in Italia il voto desta particolare preoccupazione visto che nel Cantone svizzero di lingua italiana lavorano oltre 60mila nostri concittadini, che arrivano ogni giorno.

Il ministro italiano degli Esteri Paolo Gentiloni ha parlato di rischi nei rapporti tra Svizzera e Unione europea senza il rispetto della libera circolazione. 

Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, parla di un risultato di fatto “anti-italiano” decretato dal voto in Ticino, che risponde a una scelta “emotiva ed ideologica, l’ideologia della chiusura nazionalista, dei muri contro lo straniero a prescindere”.

In Lombardia il presidente della regione Roberto Maroni, preoccupato visto che ogni giorno migliaia di lombardi viaggiano per recarsi a lavoro in Svizzera, ha annunciato che la Regione “predisporrà le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori”.