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Cina, stretta su blockchain aziende: si teme effetto domino in Asia

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Adesso pare proprio che Pechino voglia imporre nuove limitazioni all’uso della tecnologia del registro distribuito, la blockchain.

Un nuovo documento presentato giovedì dalla Cyberspace Administration of China (CAC), l’ente regolatore della rete internet cinese, contiene le ultime linee guida a cui si dovranno attenere le società blockchain, definite in questa sede come “entità o nodi” che offrono servizi di informazione al pubblico utilizzando la tecnologia blockchain tramite siti desktop o applicazioni mobili.

Le norme, che avranno effetto a partire dal 15 febbraio, contengono una serie di punti che riguardano la privacy dei dati.

Il CAC richiede l’accesso delle autorità statali ai dati conservati su blockchain, la registrazione delle le attività degli utenti e il mantenimento di backup per almeno sei mesi. E le imprese stesse saranno chiamate a verificare gli utenti sulla base del loro ID nazionale e del loro numero di telefono, oltre a fornirsi di tutte le procedure necessarie per censurare contenuti e altre informazioni la cui consultazione da parte del pubblico non è prevista.

“Per i contenuti informativi vietati da leggi e regolamenti amministrativi, esse è [le società blockchain, nda] devono disporre di capacità di risposta immediata e di emergenza per la loro diffusione, registrazione, memorizzazione e diffusione. Ciò deve essere conforme alle norme nazionali pertinenti”, recita il testo.

Il governo centrale predisporrà delle ispezioni periodiche nelle sedi delle società blockchain. Qualora queste ultime fossero ritenute inadempienti, potranno essere oggetto di multe fino a circa 4.400 dollari e, nei casi più gravi, azione penale. Mentre paesi vicini come Kazakistan e Taiwan remano in senso contrario, la Cina irrigidisce ulteriormente la sua regolamentazione intorno all’ecosistema del registro distribuito.

“La stretta del governo cinese non deve certo stupire, visti i precedenti, ma va osservata con attenzione una sua eventuale influenza su altre legislazioni nascenti in Asia, India in primis”, fa notare Anatoliy Knyazev di Exante.

Pechino infatti non è nuova al pugno di ferro nei confronti dell’industria che ruota attorno alle criptovalute, dal blocco degli scambi sugli exchange nel 2017 al successivo divieto nei confronti delle ICO, emesso dalla Banca Centrale del paese. Nel corso dello scorso anno la blockchain di Ethereum era stata utilizzata in diverse occasioni per sfuggire al cosiddetto Great Firewall, strumento di censura del Ministero di pubblica sicurezza della Repubblica popolare cinese.