Società

Lavoro, c’è chi vuole settimana da 70 ore

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ZURIGO (WSI) – Lavorare 70 ore alla settimana? Non è dannoso per la salute e presto in un mondo globalizzato potrebbe diventare la norma. Così ha dichiarato Dominik Bürgy, presidente di Expertsuisse nel corso di un’intervista al Tages-Anzeiger.

Il presidente lancia una proposta destinata a far discutere: nella sostanza vorrebbe abolire il limite delle 45 ore di lavoro settimanali, come le disposizioni sul riposo notturno e il divieto di lavorare la domenica.

La prosperità non risiede solo nel tempo libero e nella famiglia, ma anche nel lavoro. E non è detto che lavorare 70 ore alla settimana sia per forza dannoso per la salute“.

Il numero uno di Expertsuisse spiega che è tutta una questione di flessibilità visto che esperti, avvocati e consiglieri a volte sono costretti a lavorare più di 45 ore a settimana come permette la legge e a volte anche meno, a seconda dei progetti. Ma cosa prevede nel dettaglio la sua proposta? Rimpiazzare il limite attuale di lavoro settimanale con tassi stabiliti su periodi più lunghi, quali l’anno o il trimestre.

“Da Ernst & Young – di cui Bürgy è membro di direzione – possiamo lavorare fino a 16 ore al giorno, per un totale tra le 60 e le 70 ore alla settimana. Chiaramente dopo periodi così abbiamo bisogno di riposarci, ma se prendiamo in considerazione un intero anno, non lavoriamo sicuramente più degli altri”.

E pensare che in Francia c’è il limite dele 35 ore di lavoro a settimana. Contro chi punta il dito contro l’insostenibilità di tali ritmi, Bürgy afferma invece che il segreto è tutto nell’organizzazione.  Da rivedere anche la pausa notturna e il divieto al lavoro domenicale.

“Se qualcuno lavora fino alle 23, teoricamente non può tornare al lavoro fino alle 10 del mattino seguente. È una pretesa che non possiamo più avere nel mondo globalizzato di oggi (…) Certo, non per tutti i posti di lavoro. Quello che interessa a noi riguarda circa il 10-20% degli impieghi. Vogliamo semplicemente più flessibilità. Molti membri della nostra Alliance Reflexion Suisse chiedono ai propri collaboratori più di quanto previsto dalla legge. Non possiamo permetterci di ignorarli”.